Marta Fascina, cosa farà dopo la morte di Berlusconi? Chi sta con lei e chi no in Forza Italia

Dopo l'uscita mano nella mano con la figlia del Cavaliere, Marina, ai funerali in Duomo, molti immaginavano un possibile asse al femminile. Invece ieri Tajani ha dichiarato che «non c'è bisogno di ritagliarle spazi formali»

Sabato 17 Giugno 2023 di Luca Pulejo
Cosa c'è nel futuro di Marta Fascina, la quasi moglie di Berlusconi, in bilico tra un rilancio politico e un ruolo sempre più defilato

In molti hanno notato l'uscita dal Duomo, mano nella mano, di Marina Berlusconi e Marta Fascina dopo i funerali del Cavaliere di mercoledì. Un gesto inaspettato che - per qualcuno - è sembrato poter rappresentare un asse inedito tra le due donne, entrambe a modo loro centrali nella ultima fase di Silvio Berlusconi.

Forza Italia punta all'Europa nell'era post-Berlusconi. Tajani traghettatore: «Marina al nostro fianco». Per ora nessun incarico per Fascina

Se Marina la "prediletta" sembra però in procinto di proseguire gran parte dell'eredità imprenditoriale del padre, più incerto appare invece il futuro della quasi-moglie.

Nessun ruolo formale in politica (per ora)

«Marta Fascina è un deputato ed è la compagna di vita di Silvio Berlusconi, non c'è bisogno di ritagliare spazi formali», ha risposto ieri il coordinatore unico di Forza Italia, Antonio Tajani, nella conferenza stampa di mezzogiorno a piazza San Lorenzo in Lucina, sede del partito. «Lei non aveva alcuna pretesa», hanno assicurato persone che hanno avuto modo di condividere da vicino il «grande dolore» della trentatreenne fidanzata per la morte di Berlusconi.

Ad ogni modo, chi negli ultimi mesi ha vissuto con qualche preoccupazione il ruolo sempre più centrale di Fascina (come il gruppo più vicino alla capogruppo al Senato, Licia Ronzulli), ha ricavato dalle parole del vice-premier un motivo di tranquillità.

E adesso si aspetta, in cambio dell'appoggio al nuovo corso tajaneo, un maggiore coinvolgimento sui territori, nelle nomine delle commissioni bicamerali, e nella spinta per una partecipazione da protagonisti nel governi. 

Forza Italia punta all'Europa nell'era post-Berlusconi. Tajani traghettatore: «Marina al nostro fianco». Per ora nessun incarico per Fascina

Cosa aspettarsi invece

Secondo Vittorio Sgarbi, «il ruolo della Fascina è di una compagna che avrà una quota di eredità. Sul piano politico, qualunque pensiero abbia è legato ad una sua dimensione provvisoria perché non risulta che abbia fatto un'attività politica che può continuare in prima persona». Per il sottosegretario alla Cultura, che ieri ha rilasciato queste dichiarazioni a margine di un evento a Milano, «la prima cosa che deve fare un deputato e prima di tutti dovrebbe essere lei a farlo è chiedere la commissione di inchiesta che io ho invocato per stabilire che i processi a Berlusconi erano processi politici». 

 

I suoi alleati politici...

Tra i dirigenti azzurri più vicini a Fascina ci sono il coordinatore lombardo Alessandro Sorte (nominato, non senza polemiche, al posto proprio di Licia Ronzulli), il responsabile del tesseramento e coordinatore giovanile Stefano BenigniTullio Ferrante, sottosegretario alle Infrastrutture e amico intimo della quasi-moglie del Cavaliere. Ieri la loro assenza alla conferenza nella sede nella sede del partito è stato notata con qualche malizia da qualche azzurro che ne ha scorto i primi sintomi del nuovo corso. Non era previsto ci fossero dei coordinatori, è stata invece la risposta. La road map di Forza Italia prevede, a luglio, l'elezione di Tajani a presidente pro-tempore da parte del Consiglio nazionale del partito.  

...e i suoi avversari

In Forza Italia sono molti ad aver vissuto con preoccupazione (se non con malcelato fastidio) lo spazio sempre maggiore ricoperto dalla compagna del Cavaliere, specie in quest'ultima fase. In particolare, il gruppo più vicino a Licia Ronzulli si è visto, in breve tempo, declassato. Il caso più clamoroso si è verificato con la sostituzione proprio della coordinatrice lombarda Ronzulli con Alessandro Sorte, vicino a Fascina. Ne è nata una polemica interna, con il ronzulliano Alessandro Cattaneo che ha deferito lo stesso Sorte al collegio dei probiviri, imputandogli di aver «nominato una serie di commissari provinciali in Regione senza alcun momento di condivisione e confronto con i rappresentanti locali del partito in Parlamento». Nomine che, secondo Cattaneo, «non competono ai commissari regionali, i quali rispondono come tutti allo Statuto e alle regole del nostro movimento». Non può forse considerarsi un suo avversario Tajani, che però - come detto - si è premurato a ridimensionarne il ruolo futuro, specificando che per lei «non sono previsti ruoli formali» nel partito.

Ultimo aggiornamento: 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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