Filippo Turetta, in cella con un lui un altro detenuto: un «angelo custode» che ha accettato di «seguirlo»

Il 22enne, detenuto nel carcere di Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv

Lunedì 4 Dicembre 2023
detenuto nel carcere di Montorio, a Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv

Nuovi dettagli emergono sulla vita in carcere di Filippo Turetta, arrestato per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin.

Il 22enne, secondo quanto apprende l'Ansa da fonti qualificate, è in cella con un detenuto di 50-60 anni, un «angelo custode», che in accordo con la direzione ha accettato di «seguirlo».

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Turetta, la vita in carcere a Verona

Turetta, detenuto nel carcere di Montorio, a Verona, gode dei diritti riconosciuti a tutti i reclusi e può quindi guardare anche la tv. Se domani lo vorrà, riferiscono le fonti, nulla vieta che possa assistere alle dirette televisive che trasmetteranno i funerali di Giulia, a Padova. «È un detenuto come gli altri, e si rende conto di quello che ha fatto», spiegano. «Sta prendendo le misure con la realtà del carcere, che la prima volta è uno shock».

L'incontro con i genitori

Il padre e la madre di Filippo hanno scelto assieme di «non abbandonare» quel ragazzo che fino a meno di un mese fa consideravano «un figlio perfetto» e che si è dimostrato capace di compiere un femminicidio atroce. Ieri la coppia è andata ad incontrarlo nel carcere di Verona, dove è detenuto da otto giorni e dopo che mercoledì scorso il gip di Venezia Benedetta Vitolo aveva dato l'autorizzazione alla visita, saltata perché né il giovane né i genitori erano ancora psicologicamente pronti.

Nicola Turetta ed Elisabetta Martini sono rimasti a colloquio col figlio circa un'ora. «Grazie per essere venuti da me», avrebbe detto lui che, sin da quando era stato estradato in Italia, continuava a chiedere di poterli vedere. Hanno pianto, si sono abbracciati e l'ex studente di ingegneria biomedica - stesso corso che frequentava Giulia, che era ad un passo dalla laurea - ha ripetuto parole già usate davanti ai magistrati: «Devo pagare tutto fino alla fine, ho fatto qualcosa di terribile, ho perso la testa, ma non volevo e so che non potrete mai perdonarmi».

I due genitori mai si sarebbero immaginati nella vita questa prova: stare vicino ad un figlio che non ha esitato ad infliggere più di venti coltellate a quella ragazza che anche loro conoscevano bene. Hanno lasciato il carcere in lacrime, ringraziando gli agenti della polizia penitenziaria per il loro lavoro di custodia, e hanno promesso al figlio che torneranno. 

Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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