Stuprata a 13 anni a Catania: «Vi supplico, non mi fate del male». La ragazza riconosce i violentatori. Il Dna conferma

Si svolgerà entro oggi l'udienza di convalida delle misure cautelari nei confronti dei sette componenti del branco

Domenica 4 Febbraio 2024
Stuparata a 13 anni a Catania: «Vi supplico, non mi fate del male»: così la ragazzina ha cercato di difendersi dai 7 egiziani

«È lui, è uno dei due che mi hanno violentata», dice senza alcuna esitazione. La tredicenne riconosce anche il secondo giovane egiziano che lo scorso 30 gennaio l’ha stuprata nel bagno degli orrori, all’interno della Villa Bellini, uno dei luoghi simbolo di una città, Catania, ancora sotto choc.

Ieri pomeriggio è stata convocata in caserma per l’ultimo atto investigativo prima dell’udienza di convalida dell’arresto dei sette fermati che hanno fra i 15 e i 19 anni. Uno specchio la divideva dall’indagato. Lei poteva vedere lui, ma non il contrario. Lucida e collaborativa come è sempre stata fin dalle prime battute dell’indagine. Nessun tentennamento a dispetto della sua giovanissima età. Determinata ad avere giustizia, ma molto matura nel non cedere alla tentazione di una vendetta sommaria. Lo ha dimostrato indicando solo tre dei sette fermati. Sono gli unici di cui ricorda il volto. Nessuna suggestione o ipotesi sugli altri indagati che non ha visto in faccia. «Non voglio accusare degli innocenti», dice.

Stupro di Catania, il fidanzato della vittima: «Li supplicava di lasciarla andare, non potevo far nulla per salvarla»

Non c’è solo il riconoscimento della vittima, ma anche il conforto della scienza a puntellare il quadro indiziario ricostruito dalla Procura distrettuale di Catania e da quella per i minorenni. Il profilo genetico dell’indagato coincide con quello delle tracce biologiche prelevate sugli indumenti della ragazzina. In particolare su uno slip, dove i carabinieri del Ris di Messina hanno isolato in tempi record tracce di saliva, sangue e liquido seminale. L’accusa parla di «coincidenza» del profilo genetico: è la conferma della sua partecipazione agli abusi sessuali e una prova della genuinità del racconto della vittima che lo ha riconosciuto durante il confronto all’americana. 
Stamani i cinque maggiorenni fermati saranno condotti nel Palazzo di Giustizia di Catania per l’udienza di convalida dell’arresto. Per prima cosa ci sarà l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Carlo Umberto Cannella. A tutti viene contestato il reato di violenza sessuale aggravata di gruppo. La ragazzina è stata prima avvicinata nel parco comunale, poi accerchiata e infine trascinata nei bagni. Ha provato a liberarsi con tutta la forza che aveva in corpo. «Vi imploro, vi supplico, non mi fate del male, lasciatemi andare...», urlava. «Due mi hanno afferrato, altri hanno preso il mio ragazzo. E ci hanno portati nei bagni della villa. È stato un incubo», ha messo a verbale. Mentre la violentavano gli altri giovani del branco guardavano e tenevano fermo il fidanzato diciassettenne che ha fornito indicazioni utili per risalire all’identità degli egiziani. «Mi hanno immobilizzato, minacciato, è stato un incubo. Non poter far nulla per salvarla è stato terribile», ha spiegato in lacrime ai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale. 

LE MISURE

Quando hanno ritenuto di essere soddisfatti hanno allentato la morsa. I due fidanzati sono riusciti a scappare. In via Etna, la strada principale di Catania su cui si affaccia la Villa Bellini, la tredicenne si è accasciata sull’asfalto. È stata soccorsa da alcuni passanti e trasferita all’ospedale Cannizzaro dove i medici hanno riscontrato le violenze subite. Il procuratore facente funzioni Agata Santonocito, l’aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Anna Trinchillo hanno chiesto la convalida dell’arresto e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro degli indagati e degli arresti domiciliari per il quinto che, durante le prime fasi delle indagini, ha collaborato all’identificazione del “branco” che avrebbe partecipato alle violenze. La tredicenne catanese ha identificato i due violentatori, ma anche uno dei due minorenni (sono in custodia in una comunità in attesa delle decisioni del giudice) che le impediva di liberarsi dalla morsa. Anche la Procura per i minorenni, diretta da Carla Santocono, ha aperto un fascicolo. 

Da una prima analisi dei cellulari dei sette fermati non sono emersi video che immortalano la scena, ma è stata estrapolata la memoria per escludere che siano stati cancellati. Si stanno ancora ricostruendo i movimenti nel giorno dello stupro per avere la conferma, come sembra, che i sette egiziani non avessero un piano ma si sia trattato di una estemporanea e terrificante esplosione di violenza. La vicenda ha suscitato un’ondata di sdegno e solidarietà a Catania, dove in questi giorni si festeggia la patrona della città, Sant’Agata: «Amore non vuol dire subire violenze», ha detto l’arcivescovo metropolita Luigi Renna, nell’omelia pronunciata in cattedrale. 

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 12:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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