Stuprata a 13 anni a Catania, il procuratore: «Violentano per vantarsi sui social e con gli amici»

Claudia Caramanna, procuratore minorile di Palermo: "I ragazzi sono diventati più aggressivi"

Lunedì 5 Febbraio 2024 di Riccardo Lo Verso
Stuprata a 13 anni a Catania, il procuratore: «Violentano per vantarsi sui social e con gli amici»
«Sempre più violenti, si comportano con le donne come se fossero degli oggetti. Non hanno nessuna empatia per le vittime, non capiscono le sofferenze che possono provocare e comunque non se ne curano affatto». È sconfortante il ritratto di una parte dei nostri giovani tracciato dalla procuratrice per i minorenni di Palermo, Claudia Caramanna. Un magistrato che si scontra quotidianamente con la forma più pericolosa della devianza giovanile.

LA MENTE A PALERMO

Impossibile, leggendo la notizia dello stupro di Catania, non trovare analogie con la violenza di gruppo avvenuta a luglio scorso in un cantiere abbandonato del capoluogo siciliano.

Sotto processo ci sono sette giovani, di cui uno minorenne. Avrebbero violentato, a turno, una ragazza di diciannove anni, dopo averla incontrata in una notte di malamovida alla Vucciria, il quartiere reso celebre dalla mano di Renato Guttuso. Alcol, spinelli e poi si sono spostati al Foro Italico, dove la città vecchia incontra il mare. Mentre avveniva la violenza uno degli arrestati filmava la scena con il cellulare e inviava messaggi audio agli amici.

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Una cosa non esiste fin quando non viene filmata e condivisa. Non ci si ferma neppure di fronte a uno stupro e allora i cellulari diventano la scatola nera di un fatto di cronaca nerissima.
I social, aggiunge il magistrato, «fanno da cassa di risonanza ai modelli negativi». Le immagini vengono postate e ripostate per «mostrare agli amici cosa hanno combinato».

IMPUNITÀ

La magistratura da qualche mese ha un'arma in più per arginare il senso di impunità che sembra dilagante fra i giovani. Dopo lo stupro di due cugine di 10 e 12 anni avvenuto a Caivano da parte di un gruppo di minorenni il governo ha voluto il decreto che porta il nome del comune campano. «Grazie al decreto Caivano qualcosa sta cambiando spiega Caramanna non c'è più quella sensazione di impunità per il fatto di essere minorenni, ora possiamo intervenire arrestando chi si macchia dei crimini gravi».
Dalle statistiche degli uffici della Procura minorile palermitana emerge un forte incremento dei reati - lesioni personali, risse e violenza sessuale - in cui sono coinvolte baby gang. A Palermo e in provincia sono morti due giovani in discoteca. Uno ucciso a colpi di pistola e l'altro, a Balestrate, presi a calci al culmine di una rissa. Caramanna si è data una spiegazione sul picco dei dati: «È l'ennesimo segnale della rabbia e del disagio che agita questa generazione».

POST COVID

Una generazione che ha sofferto molto durante la pandemia Covid e «noi non siamo stati bravi ad ascoltarli e a capirli». Non bisogna però cadere nell'errore, secondo il magistrato, di concentrarsi in negativo sulla nazionalità dei protagonisti perché «la violenza è assolutamente trasversale». Semmai bisogna guardare a cosa si fa per contrastare il degrado di «certi quartieri dormitorio dove non c'è nulla, bisogna potenziare i servizi».
La sensazione del terribile déjà vu, leggendo la storia di Villa bellini a Catania, è stata vissuta anche e soprattutto dalla diciannovenne vittima di Palermo.

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LA VITTIMA DEL FORO ITALICO

«Quando ho saputo la notizia è stato come rivivere quello che mi era accaduto. So bene quello che si prova - spiega attraverso il suo legale, l'avvocato Carla Garofalo - perché l'ho vissuto sulla mia pelle. Non passa giorno senza che io ripensi a quella notte maledetta...». La ragazza sottolinea anche di essere stata sottoposta a quello che definisce un vero e proprio "linciaggio".
«Sulla mia vicenda - dice - sono state scritte cose non vere. Hanno cercato di infangarmi, di farmi passare per una ragazza facile che se le è andata a cercare. Non posso uscire da casa perché vengo insultata per strada. La gente non si rende conto che non si tratta di una telenovela ma della vita di una persona che viene distrutta».

IL PROCESSO

Il riferimento è alle tesi difensive degli avvocati secondo cui il rapporto sessuale sarebbe stato consensuale. La ragazza, dopo essere stata ospitata per qualche tempo in una comunità protetta lontano da Palermo, è tornata a vivere con la sua famiglia. Non ha esitato a mostrarsi anche in tv e sui social, per denunciare gli autori di quella violenza di gruppo. Tra un mese potrebbe esserci già la prima sentenza nei confronti dell'unico minorenne del gruppo, mentre non è ancora stata fissata l'udienza davanti al tribunale per gli altri sei imputati.

 

Ultimo aggiornamento: 06:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA