Stupro di Catania, il fidanzato della vittima: «Li supplicava di lasciarla andare, non potevo far nulla per salvarla»

Nessuno ha raccolto la loro richiesta di aiuto. Anche su questo sono in corso gli accertamenti per capire se, vista l’ora, villa Bellini alle 19.30 si era già svuotata o se qualcuno si è girato dall’altra parte

Sabato 3 Febbraio 2024 di Riccardo Lo Verso
Stupro di Catania, il fidanzato della vittima: «Li supplicava di lasciarla andare, non potevo far nulla per salvarla»

«Lasciatemi, lasciatemi, vi prego», urlava la ragazzina.

Il branco non ha avuto pietà. Né per la tredicenne, né per il fidanzato che cercava di liberarsi dalla morsa di chi strozzava sul nascere ogni suo tentativo di reazione. «Basta, basta», gridava il diciassettenne mentre tentava di divincolarsi dai coetanei egiziani che lo bloccavano. «Mi hanno immobilizzato, minacciato, è stato un incubo terribile. Non poter far nulla per salvarla è stato terribile vedere la mia ragazza nelle loro grinfie», ha aggiunto. Nessuno ha raccolto la loro richiesta di aiuto. Anche su questo sono in corso gli accertamenti per capire se, vista l’ora, villa Bellini alle 19.30 si era già svuotata o se qualcuno si è girato dall’altra parte. 

Catania, 13enne violentata da 7 egiziani nei bagni della villa comunale sotto gli occhi del fidanzato: 7 fermati (3 minorenni). Meloni: «Sia fatta giustizia»

SENZA PIETÀ

Nessun ripensamento, nessuno rigurgito di coscienza da parte dei sette egiziani. Le indagini tracciano la figura di giovani pronti a tutto. Due di loro avrebbero abusato sessualmente della tredicenne. Si sarebbero alternati nel bagno pubblico, mentre gli altri cinque si sono schierati affinché nessuno si avvicinasse. Di tanto in tanto si affacciavano per vedere cosa stesse accadendo oltre la porta, fra il water e gli orinatoi a muro. Facevano la spola assistendo alla scena da sopra il muro divisorio della toilette. 

«È stato un incubo, un incubo», non smetteva di ripetere la ragazzina ai carabinieri che hanno raccolto la sua testimonianza. C’erano psicologi ed assistenti sociali ad assisterla. Sarà un percorso complicato. «È stato lui», ha detto senza esitazione in caserma, messa di fronte ad alcuni egiziani e indicando uno dei due che l’hanno violentata. I primi a soccorrerla sono stati alcuni passanti in via Etna, il salotto della città su cui si affaccia villa Bellini. La notizia della violenza sessuale scuote i giorni in cui a Catania si festeggia la patrona della città, Sant’Agata, che il proconsole Quinziano martirizzò facendole strappare anche il seno con delle tenaglie, perché si rifiutò di sposarlo. La fece arrestare e mettere in prigione denunciandola come cristiana. 

Le Procure, quella distrettuale e per i minorenni, hanno disposto accertamenti tecnici sui cellulari sequestrati agli indagati. Si cercano contatti per accertare a quale cella telefonica erano agganciati quando è avvenuta l’aggressione dello scorso 30 gennaio. Non è escluso che qualcuno dei sette potrebbe avere deciso di riprendere la violenza sessuale con il cellulare. Un macabro rito di chi considera lo smartphone come un’estensione del proprio corpo. I telefonini sono la scatola nera della nostra quotidianità. 
Agli atti delle due inchieste confluiranno anche le immagini registrate dai sistemi di sorveglianza. Bisogna ricostruire il percorso seguito dai sette egiziani. 

SOPRALLUOGHI

I carabinieri anche oggi proseguiranno i sopralluoghi nel parco comunale alla ricerca di eventuali tracce, non solo nel bagno dell’orrore ma anche negli spazi verdi. La Procura di Catania chiederà la convalida dell’arresto e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il giudice per le indagini preliminari avrà 48 ore di tempo per fissare l’udienza di convalida. Bisognerà cercare un nuovo avvocato agli indagati. Il penalista Giovanni Avila ha deciso di non accettare la nomina d’ufficio. Ha già notificato la sua decisione, ritenendo di «non poterla accettare, non sussistendo i profili per assumere l’incarico». 

Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA