LATINA «Ammazzati subito, tanto non se ne accorge nessuno». Una classe intera contro una compagna di appena 14 anni, finita nel tritacarne psicologico dei social senza alcun motivo. L'ennesimo episodio di "cyberbullismo" è accaduto in una scuola media della provincia di Latina.
Umiliazioni quotidiane
Nella chat c'era addirittura un "regolamento": ogni giorno si decideva cosa fare per colpire Alice, il nome è di fantasia. La strategia cambiava continuamente, si passava dagli insulti con messaggi privati, a commenti pubblici sui social. Ma anche ad azioni fisiche, come imitare la particolare camminata di Alice durante la ricreazione, sbeffeggiandola pubblicamente con il solo obiettivo di umiliarla. Azioni tipiche del "branco" che si sfoga contro una ragazzina apparentemente debole, almeno agli occhi dei suoi compagni, cresciuti evidentemente con modelli discutibili.
Si faceva riferimento anche al virus dell'ebola, la ragazza veniva additata come infetta, bisognava stare lontano da lei per evitare il contagio. Frasi di una crudeltà totalmente gratuita che colpivano la ragazza secondo una sorta di calendario, come se fosse un gioco perverso: ogni alunno doveva rispettare i tempi e i modi indicati nel regolamento. Una specie di "challenge" dell'odio, organizzata con un unico obiettivo: umiliare la compagna di classe.
Alice ha resistito e si è difesa come poteva, innanzitutto evitando il più possibile l'incontro con i suoi compagni. Per questo faceva spesso tardi, entrava per ultima evitando quei pochi minuti di attesa prima del suono della campanella. Minuti che in genere sono scanditi da sorrisi e battute tra compagni, mentre per lei erano diventati l'ennesima occasione per ricevere insulti. A un certo punto si è aperta con la mamma, raccontandole cosa stava succedendo, grazie anche alle informazioni confidate da una compagna di classe che conosceva il gruppo segreto.
Immediatamente è scattata la denuncia e la segnalazione alla scuola che ha avviato approfondimenti interni che porteranno a una probabile sospensione. Gli agenti della polizia Postale hanno acquisito gli screenshot della chat dell'odio avviando gli accertamenti su circa 15 minorenni. L'indagine è in mano alla Procura dei Minori e del caso si sta occupando anche il Centro Antiviolenza minorile di Latina con l'obiettivo di dialogare anche con i ragazzi autori dei messaggi, per far capire la gravità e le conseguenze di questi gesti.
IL SUPPORTO
Il caso è seguito anche dal Centro Antiviolenza minorile di Latina che si occupa dell'assistenza alle vittime, ma anche del recupero degli autori dei reati. L'avvocato Pasquale Lattari, fondatore del consultorio "Crescere Insieme" ed esperto di mediazione penale minorile, conosce molto bene il fenomeno della violenza verbale attraverso i social.
«E' un fenomeno in forte crescita - spiega il legale - e questo lo vediamo anche nella frequenza dei casi che stanno emergendo nella nostra provincia. Le nostre attività di sensibilizzazione coinvolgono soprattutto le scuole dove, oltre ai convegni tradizionali nei quali spieghiamo i rischi dei social e del web, stiamo organizzando delle simulazioni di processi nei quali i ragazzi sono coinvolti come degli attori, vivendo sulla propria pelle il ruolo della vittima o dell'autore di un reato. E' un modo molto efficace per far comprendere le conseguenze di alcune azioni e soprattutto di alcune parole che spesso vengono sottovalutate».
Il problema è infatti soprattutto da individuare nella scarsa importanza che molti ragazzi danno alle parole utilizzate sui social, che in realtà possono ferire in maniera profonda e, in alcuni casi, provocare conseguenze gravissime a livello psicologico ma anche fisico.