Antonino Fedele "Faccia d'angelo" latitante per 20 anni, ora è ricercato per l'omicidio del genero

Giovedì 13 Aprile 2023 di Flaminia Savelli
Antonino Fedele "Faccia d'angelo" latitante per 20 anni, ora è ricercato per l'omicidio del genero

Due colpi di fucile poi la fuga a bordo di un'auto, mentre il corpo stramazzava a terra: in Toscana e in mezza Italia è caccia al suocero killer. I carabinieri del Reparto operativo stanno ancora ricostruendo il quadro in cui (nella tarda mattina di martedì) si è consumato il delitto di Massimiliano Moneta in un podere di Vada, frazione di Rosignano Marittimo, nella provincia di Livorno. Ucciso per mano del suocero: Antonino Fedele, il calabrese 81enne, fratello del pregiudicato Michelangelo e anche lui con parecchi precedenti alle spalle.

Ieri gli investigatori hanno intanto recuperato l'arma del delitto, un fucile da caccia che il fuggitivo aveva nascosto nel podere. Mentre le ricerche dell'assassino si sono già allargate dalla Toscana alla Calabria, i militari non escludono che l'anziano stia cercando di volare all'estero. Alle spalle, infatti, ha una lunga latitanza oltreconfine terminata alla fine degli anni 90 quando, i reati per cui era stato condannato, sono caduti in prescrizione. Fedele, noto in Calabria come "Faccia d'Angelo", era un super ricercato per estorsione e usura. Rientrato in Italia si era poi trasferito a Vada dove, fino a martedì, era proprietario di un podere, nel quale aveva creato una piccola azienda agricola.

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IL MOVENTE
Il delitto di Vada sarebbe maturato nel tempo, dopo anni di tensioni e litigi intorno alla difficile separazione tra il 57enne che è stato ucciso e la figlia di Antonino. Tanto che la vittima, residente a Guidonia Montecelio, comune alle porte di Roma, era atteso in tribunale a Livorno proprio martedì pomeriggio per l'udienza sull'affidamento dei tre figli della coppia, divisi tra Rossignano Marittimo e Guidonia Montecelio. Con la donna, Massimiliano Moneta aveva iniziato a convivere nel 2005 e a luglio 2019 c'era stata la separazione. Una vicenda complicato, al punto che il commerciante d'auto era stato denunciato anche per maltrattamenti. Il giudice aveva così imposto il divieto di soggiorno nel comune di Rosignano e la misura di protezione della moglie risultava in vigore fino a dicembre dell'anno scorso.
Durante il processo, in aula, si era presentata come testimone anche la sorella dell'ex moglie: «Si sono lasciati nel luglio del 2019 - aveva riferito - ma già da un paio di anni mia sorella mi diceva che Massimiliano la limitava in tutto. Quella primavera deve esserci stata una grossa discussione, perché lei ha chiamato a casa in lacrime, dicendo che lui le aveva messo le mani addosso, aveva il naso e un occhio gonfi, e che per questo era andata a portare i bimbi a scuola con gli occhiali da sole». Un racconto dettagliato in cui erano emersi anche problemi di gelosia ed economici che avrebbero portato la donna all'esasperazione. Il procedimento era tutt'ora in corso.


L'APPUNTAMENTO
Il suocero avrebbe dunque chiesto un appuntamento a Moneta prima dell'udienza in tribunale. E per questo gli investigatori dovranno ora accertare se il killer abbia premeditato l'uccisione del genero e se la vittima sia stata attirata in una trappola con la scusa di un incontro chiarificatore. L'altra possibilità è che i due colpi di fucile siano stati sparati al culmine di una lite. Secondo i primi accertamenti, a far scattare l'allarme sarebbe stato l'avvocato della vittima. Il legale lo avrebbe infatti accompagnato all'incontro con il suocero e sarebbe stato proprio lui, che aspettava in macchina il suo assistito, a sentire gli spari del fucile e a chiamare i soccorsi. Ancora ieri pomeriggio, i militari con le unità cinofile hanno proceduto con un'altra "battuta" nel podere di Fedele di cui si sono perse le tracce.

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