Emergono nuovi dettagli sull’inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007.
Intanto, la Procura di Pavia ha riaperto il fascicolo, puntando i riflettori non solo sul Dna trovato sul corpo della giovane, ma anche su presunti legami con ambienti torbidi legati al Santuario della Bozzola.
Le intercettazioni riviste: «Erano dalla mia parte»
Il punto di svolta arriva da oltre 800 file audio riletti dagli investigatori del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano. Una delle intercettazioni chiave è la numero 84, registrata dopo l’unico interrogatorio subito da Sempio nel 2017. La trascrizione originaria riportava frasi frammentate e poco chiare. Ma il riascolto, come sottolinea Repubblica, cambia il senso: «A parte che erano dalla nostra, perché mi han fatto alcune domande, che io ho capito perché me le facevano...»
In altre conversazioni, Sempio parla con il padre e con un amico della sensazione che gli inquirenti fossero «abbastanza dalla sua parte». Dichiarazioni mai correttamente annotate nei verbali ufficiali. Per la Procura attuale, guidata da Fabio Napoleone e dal pm aggiunto Stefano Civardi, è un segnale chiaro: l’inchiesta del passato va riesaminata da cima a fondo.
Il Dna e il mistero delle unghie di Chiara
Il nodo centrale resta il Dna. Secondo una relazione recente pubblicata da Il Fatto Quotidiano, una porzione genetica prelevata dalle unghie della vittima mostra compatibilità con il profilo Y di Andrea Sempio. Due su tre i frammenti che corrisponderebbero. Ma non è l’unico Dna rilevato: altri profili maschili restano ignoti.
Curiosamente, per ottenere il Dna di Sempio nel 2017, gli inquirenti lo prelevarono da bottiglie abbandonate alla Madonna della Bozzola, una località tornata oggi al centro dell’indagine per presunti traffici e riti occulti.
Bozzola e le voci sui riti: un contesto inquietante
Proprio il Santuario della Bozzola entra nel racconto del latitante Flavius Savu (all'epoca assistito da Massimo Lovati, attuale difensore di Sempio), già condannato per estorsione, secondo cui nella zona si svolgevano festini, riti satanici e attività di sfruttamento minorile. Un memoriale scritto dal nipote, Cleo Stefanescu – oggi in carcere per omicidio – parla di “orge e riti” gestiti da figure legate al luogo sacro: «Mio zio Savu un giorno mi disse che aveva conosciuto una ragazza di Garlasco di nome (omissis). Lei stessa gli aveva raccontato che c’era un grosso giro di pedofilia e una specie di prostituzione riguardo il Santuario delle Bozzole gestito da un custode che lavorava per (omissis)».
Secondo quanto ricostruito da una sentenza, Savu, latitante, aveva estorto del denaro a don Gregorio Vitali per non diffondere dei video da cui sarebbero emersi incontri sessuali in cui il religioso sarebbe stato coinvolto. Il testo, come riferise Agi, datato 28/05/25 è stato consegnato ai suoi avvocati ed è all'attenzione della Procura di Pavia nelle nuove indagini sul delitto di Garlasco.
Michele Bertani, amico d'infanzia di Sempio morto suicida nel 2016, sarebbe stato un frequentatore di quell'ambiente.
I legami familiari e le frasi mai trascritte
Nelle intercettazioni ora recuperate emergono anche riflessioni personali di Sempio sul suicidio dell’amico Michele Bertani: «Che c*** ti impicchi a fare? Vattene in comunità, sarà brutto ma ne esci». Dialoghi mai verbalizzati, come quelli in cui Sempio e il padre parlano degli avvocati e delle voci su una possibile archiviazione. Anche in questo caso, l’impressione che «la vogliano chiudere in fretta» lascia intendere una percezione ambigua del comportamento degli inquirenti.
Una nuova inchiesta per fare luce
La Procura di Pavia ha deciso di riaprire ufficialmente l’indagine, alla luce delle lacune emerse: solo 15 giorni di intercettazioni, nessuna perquisizione, nessun confronto diretto del Dna tra Sempio e la vittima. Un’indagine parziale, ora rimessa in discussione. Il caso Garlasco sembrava chiuso dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi. Ma oggi, tra intercettazioni mal trascritte, nuovi profili genetici e sospetti ambienti legati al Santuario della Bozzola, il giallo torna ad avvolgersi di mistero.
Famiglia Poggi: «Noi e Chiara vittime campagna diffamatoria»
«La famiglia Poggi è da settimane vittima di una assillante campagna diffamatoria da parte di organi di informazione e social, che non sta purtroppo risparmiando nemmeno la amata Chiara». Lo affermano, in una nota, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, legali della ragazza uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto di 18 anni fa