Domenico Esposito ucciso per una lite a Nola: a 7 anni ammazzò il fratello con il fucile del nonno

La lite nel parcheggio per un cambio gomma negato, poi la tragedia. Dal passato della vittima emerge una storia terribile

Lunedì 31 Luglio 2023 di Enrico Ferrigno
Domenico Esposito ucciso per una lite a Nola: a 7 anni ammazzò il fratello con il fucile del nonno

Morire a 28 anni per una gomma a terra ed una parola di troppo. Domenico Esposito era un bravo ragazzo, un gran lavoratore dalle mille risorse e mille mestieri che finalmente aveva trovato una sua stabilità come autotrasportatore nella piccola ditta di famiglia. Mimmo non aveva continuato con gli studi, ma non mancava di dare una mano a suo padre Francesco e a sua mamma Filomena ed era benvoluto per il suo carattere mite e la sua indole amichevole.

A Pezzalunga, borgo rurale alle porte di Acerra e poche centinaia di metri dalla provincia di Caserta, tutti lo conoscevano e gli volevano bene. Un affetto che a Domenico non è mancato mai, soprattutto da quella tragica sera di 21 anni fa quando giocando con un fucile da caccia che aveva preso di nascosto del nonno sparò a suo fratello Antonio, di appena quattro anni, uccidendolo.

Una dramma di cui Domenico non aveva alcuna colpa. Lui bambino di appena 7 anni stava giocando con il fratellino a guardie e ladri, mentre i nonni erano fuori nell'aia e la mamma in cucina.

Il piccolo Domenico, che non aveva mai in vita sua impugnato nemmeno un'arma giocattolo, prese di nascosto, chissà come, quella vecchia doppietta da cui partì un colpo che freddò, sulle scale che dal piano terra portavano al primo piano della abitazione di famiglia, suo fratello Antonio. Mamma Filomena che accorre dal piano superiore, il papà Francesco che percorre con il suo autoarticolato gli ultimi chilometri che lo separano da casa. La disperata corsa in ospedale e la tragedia che purtroppo si compie.

Domenico quella fatalità l'ha portata con sé, in silenzio e con l'aiuto dei suoi genitori e di sua sorella Maddalena piano piano ha cominciato a conviversi e soprattutto probabilmente ha contribuito a formare quel suo carattere mite da ragazzo perbene. Da tre anni aveva poi trovato la sua ragazza del cuore, Tonia, una commessa che lavora in un supermercato a pochi chilometri di distanza da Pezzalunga. Una vita fatta di lavoro: prima di prendere la patente per guidare i mezzi pesanti, Domenico si arrangiava nei lavori in campagna, ma anche nelle industrie conserviere in zona. Poi la svolta, il padre gli regala un camion tutto per lui per fargli intraprendere il mestiere di famiglia.

«Ne era veramente orgoglioso», raccontano alcuni amici che non sanno darsi pace. «Gli feci la cresima, insieme a tutti i suoi amici di Pezzalunga, uno più bravo dell'altro - commenta don Stefano Maisto fino a 4 anni fa parroco della chiesa di San Carlo Borromeo a Pezzalunga -. Lo ricordo bene. Mimmo era come tutti un ragazzo tranquillo a cui non potevi non voler bene. La sua famiglia gli aveva dato un'educazione esemplare come accade qui in questa contrada. Quello che è accaduto è l'assurda banalità del male che ci porta ad andare in giro con un coltello e a togliere la vita ad una altra persona, senza riuscire poi a spiegarne il motivo. È l'uomo troppo chiuso e concentrato su stesso. Le vite rotte sono due: quella del povero Domenico che è stata spezzata e quella del suo giovane assassino. Assurdo. Addio Mimmo: che il tuo cuore sempre in pena possa ora trovare realmente pace».

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Si respirava ancora un clima di festa prima che un dramma assurdo spezzasse ancora una volta una vita innocente in famiglia. Papà Francesco aveva compiuto il suo sessantesimo anno di età la settimana scorsa. Il pranzo in un ristorante del lungomare di Napoli a cui avevano partecipato tutti i familiari più stretti per festeggiare la ricorrenza. Poi quella telefonata da parte di Maddalena che chiedeva al padre di darle una mano...

Ultimo aggiornamento: 15:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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