L'allarme per il coronavirus in Italia sembra essere senza controllo. Dal quartiere Sarpi - cuore della Chinatown di Milano - ai Navigli, dall'Isola al centro. Nel capoluogo lombardo, un messaggio fotocopia rimbalza di chat in chat. E, con tanto di errore lessicale, viene spacciato per un «consiglio medico sanitario». «Non andate nei negozi cinesi, finché questo virus non sarà circoscritto e sconfinato», si legge. Il nuovo coronavirus partito da Wuhan, megalopoli del gigante asiatico, in effetti non ha ancora «sconfinato» in Italia, ma la psicosi viaggia ugualmente online nei gruppi Whatsapp delle mamme di studenti che frequentano le scuole cittadine, da nidi e materne fino alle primarie.
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Nelle chat, va precisato, le reazioni delle altre mamme sono in realtà di indignazione nella maggioranza dei casi.
Mi arriva un WhatsApp che esorta a non andare nei negozi cinesi e invita a girare...a me l'unica cosa che gira a leggere ste cose sono quelle che non ho. Sempre convinta che la malattia del secolo è la stupidità altro che virus, cancro, Aids.
— marcella (@Blob1605) January 29, 2020
Il tema è caldo e i commenti si sprecano. Nel “messaggio clone” che è stato messo in circolazione si prova anche a dare una giustificazione al suggerimento di tenersi alla larga dai negozi cinesi: «Molte persone e commercianti cinesi che lavorano in Italia - scrive l'autore sconosciuto - hanno contatti continui con la catena di distribuzione nei loro ingrossi, dove tanti imprenditori cinesi vengono o sono passati per Wuhan per ovvi motivi di business nell'ultimo periodo. Speranzosi di non essere discriminatori, ma bensì d'ausilio alla popolazione, lanciamo questo appello solo a scopo protettivo della salute nazionale, non per fini commerciali. Grazie. Fate girare se siete d'accordo».
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A questo punto non manca chi si chiede «cosa si nasconde dietro questo boicottaggio». Ma c'è pure chi fa notare che «minimizzare il problema è idiota quanto estremizzarlo». O ancora: «La diffusione diretta in Europa da persona a persona è già in atto, vedi in Germania. Dunque cosa?», scrive qualcuno. «Almeno i virus non sono razzisti», è la replica stizzita. E c'è chi obietta: «Mi sembra che nessun italiano al momento come prevenzione si mette la mascherina, cosa invece molti cinesi fanno... chi è più cauto?».