Influenza manda in tilt pediatria, duemila accessi in un mese

Mercoledì 12 Febbraio 2020 di Alberto Comisso
Il reparto della Pediatria dell'ospedale di Pordenone
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PORDENONE Pronto soccorso pediatrico del Santa Maria degli Angeli preso d’assalto. Bronchiti, bronchioliti e polmoniti stanno tutt’ora mettendo a dura prova uno dei reparti più efficienti ma allo stesso tempo maggiormente congestionati dell’ospedale di Pordenone. «Nel solo mese di gennaio - afferma il primario Roberto Dall’Amico - abbiamo gestito qualcosa come 2mila accessi di bambini. Per la nostra struttura si tratta di numeri enormi, soprattutto se si considera che i genitori arrivano con i loro bimbi in orari ormai standardizzati: la mattina (presto) e nel tardo pomeriggio». Lunedì è stata una giornata da bollino rosso, anche se non è tra le peggiori in assoluto. Alle 19.30 c’erano ancora 25 piccoli pazienti in coda, mentre nella fascia notturna il numero era quasi raddoppiato. «Siamo in piena emergenza – sostiene Dall’Amico – anche perché abbiamo raggiunto il picco delle infezioni, soprattutto respiratorie. Tutte secondarie rispetto al virus influenzale, lo voglio ricordare. Da parte dei genitori notiamo sempre più spesso paura ed apprensione. Oltre che ad un po’ di maleducazione e presunzione. Basta che il termometro segni 39 o 40 gradi che pensano già al peggio e così si precipitano al pronto soccorso».
SUPER AFFLUSSO
Dall’Amico è ormai abituato a gestire super afflussi e situazioni complesse. «Il reparto di pediatria del Santa Maria degli Angeli - afferma il primario - può gestire in un anno una media di 18mila accessi. Ripeto: sono numeri importanti ma per pochi casi gravi ce ne sono moltissimi di lieve entità (codici bianchi e verdi)». Situazione non molto diversa all’ospedale di San Vito al Tagliamento. Nella sola giornata di domenica nel reparto di pediatria sono stati visitati 36 bambini. Ad affollare il pronto soccorso sono adesso i casi di influenza e, in particolare, quelli legati alle infezioni delle vie respiratorie. I bambini non dovrebbero essere portati in ospedale. «Anche perché - ricorda Dall’Amico - noi diamo priorità ai codici rossi e a quelli arancioni, e tutti gli altri bambini nelle lunghe attese rischiano di contrarre altri patogeni». Cosa fare, allora? Il suggerimento che vale sempre (non serve che lo dica Dall’Amico), in caso di patologie febbrili, è quello di rivolgersi prioritariamente ai pediatri di famiglia. Dovrebbero andare al pronto soccorso, invece, i neonati con meno di 3 mesi, i bimbi con evidenti difficoltà respiratorie o febbre alta da più di 5-6 giorni e i piccoli fragili, con altre patologie. Il pronto soccorso altrimenti non si rivelerà affatto il posto migliore dove attendere le cure. «Mi rendo conto che dopo un paio di giorni con la febbre i genitori si possano allarmare - il primario mette in chiaro le cose - ma affollare il pronto soccorso, a maggior ragione in queste settimane record per l’ influenza ed altre sindromi, può rivelarsi controproducente». 
I PEDIATRI
Sarebbe meglio, pertanto, contattare il pediatra. Che l’influenza abbia raggiunto il suo picco lo si nota anche dai banchi vuoti a scuola. I numerosi contagi di questo periodo stanno mettendo ko soprattutto i bambini in età scolare e gli anziani, specie quelli con patologie croniche. Anche l’analisi epidemiologica segnala un picco proprio in queste settimane. I più colpiti sono i bambini, ecco perché chi frequenta le scuole segnala le assenze. Ma il problema maggiore di questo periodo sono le complicanze legate al fatto che persone pluripatologiche e croniche, a causa dell’influenza, accusano più di altri problemi respiratori. L’influenza di quest’anno non è particolarmente diversa da quella delle ultime stagioni invernali, dal momento che i virus in circolazione sono più o meno gli stessi.

Il brusco e repentino abbassamento delle temperature aveva contribuito, specie ad inizio gennaio, a far aumentare il numero dei casi di influenza accertati. 

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