Nordio: «Rompere i patti dei corrotti
Impunità per chi denuncia tangenti»

Martedì 8 Luglio 2014 di Gianluca Amadori
Il procuratore aggiunto Nordio con il "collega" Delpino
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VENEZIA - «Per combattere la corruzione servono normative e procedure più semplici, competenze ben definite, che non lascino spazio a favori e favoritismi. Ma non solo: è necessario rompere il patto di co-interessenza tra chi paga e chi riceve le mazzette. E l'unico modo per farlo è di rendere non punibili i primi. Sono in molti a non ritenerlo etico, ma questo atteggiamento pragmatico è l'unico che può far emergere gli episodi illeciti».

Il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio, ha la sua "ricetta" per far uscire l'Italia dal sistema di corruzione dilagante che da decenni ne sta distruggendo la credibilità. E, dopo gli arresti relativi al "sistema Mose", torna di attualità: «Per vincere il terrorismo si decise di attuare una legislazione premiale per i collaboratori, e lo stesso è stato fatto per la mafia. Attualmente un imprenditore, anche se concusso, non ha interesse a denunciare il politico che chiede i soldi, perché teme di finire a sua volta sotto inchiesta nel caso in cui la dazione venga configurata come atto di corruzione. La legge Severino in questo senso non aiuta, in quanto ha introdotto la punibilità di chi paga anche nel caso di concussione per induzione. È una strada sbagliata, perché tende a "saldare" i protagonisti dell'accordo illecito. E se nessuno ha interesse a denunciarlo, difficilmente se ne saprà mai nulla».

Dai tempi di Mani pulite a oggi ha accumulato una certa esperienza sul fenomeno...

«La corruzione c'è anche all'estero, ma si realizza su opere pubbliche utili, realizzate a prezzo ragionevole. In Italia, invece, accade che l'opera venga scelta e decisa sulla base dei soldi che devono finire a questo o quel partito. E molto spesso quel lavoro (non sempre necessario) viene a costare più del dovuto».

È accaduto anche nel caso del Mose?

«Non spetta a me dire se le opere di difesa di Venezia dall'acqua alta siano utili o meno: se ne è discusso per decenni. Un'azienda può sicuramente fare beneficenza, ma con i propri utili, non aumentando i costi a carico dello Stato. Tra chi ha percepito contributi, nessuno si è mai domandato da dove provenissero e se gravavano sulle casse pubbliche?»

Ci sono analogie con Mani pulite?

«Sì, ma anche differenze: da quanto emerge, oggi ci sono più soldi e, oltre ai politici, sono coinvolti gli organismi di controllo. Inoltre, in passato il sistema era più "blindato" e gran parte delle tangenti servivano per finanziare i partiti; adesso gran parte dei soldi finivano nelle tasche di qualche persona che agiva per proprio conto»

Sono previsti sviluppi dell'inchiesta principale?

«Delle indagini in corso non posso parlare, ma in generale questo tipo di indagini tendono a clonarsi, a generare nuovi filoni. Ma, innanzitutto, è necessario chiudere rapidamente i filoni già emersi: il processo deve essere fatto il più velocemente possibile, anche per dare agli indagati la possibilità di difendersi»

È concreto il rischio prescrizione?

«Il rischio c'è, soprattutto se il Parlamento confermerà di voler mandare in pensione tutti i magistrati al compimento dei 70 anni (invece che 75, ndr): in questo modo saranno "decapitati" i vertici di tutte le procure e i tribunali, con gravi problemi di gestione degli uffici»

Ultimo aggiornamento: 23:13