Sudafrica, la nuova Paperopoli non è soltanto un Paese per ricchi

Domenica 20 Giugno 2010 di Piero Mei
Casillas, a sinistra, e Fabregas
ROMA (20 giugno) - All’anagrafe di Paperopoli non risultano iscritti soltanto i vari Paperqualcosa (Paperino, Paperon de’ Paperoni, Paperoga), Qui, Quo, Qua, Archimede Pitagorico e cos via. Risultano anche, dopo questo primo scorcio di mondiale sudafricano, parecchi portieri di calcio, i quali di solito vengono identificati con il numero 1 che è il più importante. Su due di loro si discetta in chiave psicologica: il primo e originale, l’ inglese Green, messo subito in naftalina da Fabio Capello (non riceveranno lo stesso trattamento Rooney e Don Fabio dopo l’Algeria) sarebbe stato lasciato dalla ragazza e perciò avrebbe altro per la testa che giocare con Jabulani, il pallone della discordia; il secondo, lo spagnolo Iker Casillas, subirebbe una pressione più ravvicinata di quelle di ogni altro: la sua ragazza, la bella Sara, giornalista che sta dentro la notizia, sta anche dentro lo stadio e proprio a bordo campo dietro la porta dell’amato bene, con tanto di microfono e cameraman al seguito. Iker pensa a lei e Jabulani passa.



Non se la porta solo in ritiro, ma pure sul posto di lavoro. I due non sono i soli ad andare per farfalle: non c’è latitudine che tenga, dall’Africa intera al Paraguay, dall’Asia all’Europa più che in uscite spericolate i portieri del mondiale si esibiscono in uscite pericolose per il risultato. Dicono che sia tutta colpa di Jabulani che non fa come la palla innamorata di un racconto di Jorge Amado: si era invaghita del portiere Bula Bula e finiva sempre fra le sue braccia, anche se la calciava Pelè dal dischetto del rigore.



Può darsi però che Jabulani sia innocente e che più semplicemente i portieri tutti, sotto pressione “tifomediatica”, parino un po’ di meno pur nella per ora mancata esplosione dei bomber identificati come tali, Higuain a parte. Jabulani è le vuvuzelas sono soltanto un alibi. Però c’è un indizio: non potendo zittire le trombette, il cittì della Danimarca ha spento l’apparecchio acustico di cui è dotato e, vivendo nel suo tranquillo mondo, ha guidato i danesi alla vittoria sul Camerun. C’è del calcio in Danimarca.
Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 15:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA