Saviano in aula contro Gomorra: «La mia vita libera solo all'estero»

Lunedì 7 Ottobre 2013
Saviano in aula contro Gomorra: «La mia vita libera solo all'estero»
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NAPOLI - Non c' la faccio pi. Lo dice Roberto Saviano, sentito come teste e parte offesa nel corso del processo a carico dei boss di Gomorra.

Per consentire a Roberto Saviano di deporre in tutta sicurezza al processo per le minacce subite dal clan dei casalesi, gli artificieri di carabinieri e polizia hanno provveduto a controllare sia l'aula 115, nella quale si svolge l'udienza, sia il tragitto compiuto dal teste per raggiungerla. Si tratta, a quanto si è appreso, di una prassi adottata per tutelare le persone sotto scorta. I boss imputati Antonio Iovine e Francesco Bidognetti hanno assistito all'udienza in videoconferenza.



«Sono anni che vivo sotto scorta, vivo sotto un regime di protezione che è aumentato nel corso degli anni». Da oltre due ore lo scrittore di Gomorra sta ricostruendo le fasi della sua carriera,scandita da un crescendo di minacce, fino al 13 marzo del 2008, quando nel corso del processo d'appello di Spartacus venne letta la richiesta di trasferimento dell'inchiesta, un documento in cui saviano e la giornalista Capacchione vengono indicati come pedine della Procura per condizionare le inchieste.



«Ho la sensazione di essere un reduce dopo una battaglia. Vivevo a Napoli e immaginavo la possibilità di una carriera universitaria. I rapporti con i miei familiari sono diventati complicati. Il progressivo aumento della scorta rende difficilissima la vita quotidiana. Non esistono passeggiate, nessuna forma di vita normale, non posso prendere il treno nè la metropolitana o scegliere un ristorante senza concordarlo con la scorta».



Saviano ha aggiunto:
«Voglio lasciare l'Italia, andare all'estero, magari in un paese disposto ad accogliermi sotto falsa identità. Una fake indenty. Terza sezione penale, dopo le domande del pm Ardituro, arrivano le domande di parte civile, degli imputati Iovine, Zagaria e dell'avvocato Santonastaso. Nel corso della sua deposizione, lo scrittore paragona la richiesta di trasferimento del processo letta in aula a marzo del 2008 a un proclama delle brigate rosse: «Mai nella storia della mafia - spiega il teste - si era arrivati a tanto con la lettura di un testo da parte di un avvocato di un proclama ricondotto a due boss della camorra casalese».
Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 12:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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