Espropri Spv: «Le ruspe in casa
senza accordi né indennizzi pagati»
Matilde ha fermato i mezzi Sis

Venerdì 12 Giugno 2015 di Maria Elena Mancuso
Pianezze, bloccate le ruspe nella proprietà di Matilde Cortese
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PIANEZZE/CASSOLA - Ieri era il giorno delle proteste, oggi quello dell’incontro. Al tavolo la Spv, Società Pedemontana Veneta, e Matilde Cortese, proprietaria dell’azienda Soster di Pianezze, e portavoce, con Massimo Follesa e Elvio Gatto, del Covepa, il comitato che raccoglie e coordina i vari gruppi attivisti contrari alla realizzazione della Pedemontana.

Si sono presentati di punto in bianco, con tanto di camion e ruspe, dopo quasi un anno di silenzio”, ci racconta la Cortese raggiunta poco prima dell’incontro fissato a Cassola per stamattina, nella sede del cantiere.

“Ma era da luglio dell’anno scorso che tutto taceva. Da quando, ricorrendo al Tar, avevamo ottenuto che nulla fosse toccato sino alla fine del raccolto. Anche quella volta si erano presentati senza preavviso, pretendendo di fare una bonifica bellica con il mais già alto nei campi. Fortuna che anche stavolta siamo arrivati in tempo! Fortuna che mia madre ha visto arrivare gli operai alle sette del mattino e ha subito avvertito. Ho contattato gli altri membri del comitato e in un attimo eravamo già qui. Pochi in realtà, solo una decina, ma dalla nostra parte, oltre al buon senso e all’amore per il territorio, avevamo anche la certezza di essere nel giusto. E a dirlo non siamo noi, ma le leggi che regolano gli espropri”.

Delle leggi che, spiega Matilde Cortese, prima dell’inizio dei lavori prevedono un accordo, definito bonario, tra le parti interessate, o, in alternativa, il pagamento totale della cifra stimata per l’esproprio.

“E noi non abbiamo firmato nulla, né tantomeno abbiamo ricevuto soldi”, chiarisce la Cortese.

“Proprio per questo i Carabinieri, convocati ieri dallo stesso direttore dei lavori, non hanno potuto che darci ragione. C’è di buono che, quantomeno, siamo riusciti ad ottenere quest’incontro. Speriamo che serva a qualcosa”.

All’incontro anche l’architetto Massimo Follesa, in prima linea fin dall’inizio della vicenda Pedemontana.

“Stanno gestendo tutto in maniera assurda”, ci dice. “Il 90% egli espropri è già stato fatto, ma nessuno ha visto un centesimo. E questa cosa, oltre che illegale, è davvero ingiustificabile. Non c’è chiarezza, nessuna trasparenza nella gestione degli affari intorno alla Pedemontana e il nostro dubbio è che stiano utilizzando i soldi degli espropri, per portare avanti i lavori. L’azione di ieri sulla terra di Matilde è stata importante anche per dimostrare a quanti sono nella stessa situazione, che possono, che devono far valere i propri diritti opponendosi a questa forzatura. E il comportamento delle forze dell’ordine è stato esemplare. Proprio perché non hanno preso le parti di nessuno. Hanno solo fatto rispettare le leggi e, al di là della nostra opposizione all’intero progetto, è proprio questo che chiediamo: che le cose siano fatte a norma di legge. Speriamo davvero che si decida di dare la priorità e il giusto peso alle leggi, alla trasparenza e al buon senso”.

“Impossibile trovare un accordo così su due piedi”, spiega Massimo Follesa al termine della lunga riunione appena conclusa.

“Ci siamo aggiornati a mercoledì per continuare la discussione e cercare di capire come muoverci. Quel giorno faremo anche un sopralluogo nell’azienda agricola di Matilde Cortese per capire come gestire altri problemi tecnici legati ai lavori, che finora sono stati trascurati. Ma gli elementi in gioco sono davvero tanti e non sarà per niente facile arrivare ad un accordo. Resta di sicuro un punto fermo. Come hanno già stabilito due ricorsi al Tar, non c’è alcuna urgenza. Non accetteremo quindi che si vada avanti con i lavori, se prima non saranno definiti tutti gli elementi in gioco”.

Ultimo aggiornamento: 17:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA