"Il Vajont è ancora una ferita aperta, ma
ci ha dato la spinta per reggere la crisi"

Mercoledì 11 Settembre 2013 di Roberto Padrin *
Una recente veduta di Longarone (sullo sfondo Castellavazzo)
LONGARONE - Il 50. anniversario della tragedia del Vajont vuole essere un momento di ricordo, di riflessione e di insegnamento affinch l’uomo non commetta pi quel genere di errori e non miri, nella gestione del territorio, ad interessi economici, ma rispetti la natura e l’accompagni con grande attenzione, entro un percorso sostenibile. Il Vajont è stato una tragedia immane, che ha annientato interi paesi, intere comunità, provocando morte, distruzione e tanta sofferenza. Per tutti questi anni il 9 ottobre 1963 è stata contemporaneamente sinonimo di morte e di vita, come un big bang, e la Longarone di oggi, infatti, è stata ricostruita ripartendo dalla propria storia.



Il Vajont è una ferita ancora aperta per la nostra comunità, soprattutto per quanti sopravvissero alla catastrofe. Essi hanno trovato la forza e il coraggio per restare e ricostruire il paese, esempio straordinario di tenacia, caparbietà, volontà e amore per il proprio territorio, ma soprattutto non hanno voluto abbandonare i proprio cari, i loro amici, scomparsi e trucidati con l'onda del 1963.



Se Longarone oggi è ancora comunità attiva, come testimoniano le decine di associazioni di volontariato presenti sul territorio lo dobbiamo principalmente alla loro determinazione. Sintomo di attaccamento, appartenenza e di vivacità, di sentirsi “comunità”. Il 50° dovrà essere l'anno del ricordo e il nostro intento è trasformarlo in “memoria collettiva” da esportare fuori dal nostro ambito territoriale. Una “forza” potente capace di sostenere perennemente il monito che il Vajont racchiude in sé; quel Vajont che l’Onu nel 2008 ha definito quale peggior esempio al mondo di gestione del territorio da parte dell’uomo”.



È doveroso pure sottolineare quanto e a quale prezzo la tragedia del Vajont ha portato alla nostra provincia a seguito delle leggi speciali che hanno favorito uno sviluppo economico capace di riportare migliaia di emigrati nei propri paesi. Sono sorte, così, le zone industriali di Longarone, Castellavazzo, Sedico, Feltre e Paludi, che hanno offerto importanti opportunità alle aziende che si sono insediate. Se oggi la provincia di Belluno riesce ancora a reggere la crisi congiunturale lo deve soprattutto alla spinta e allo sviluppo del “dopo Vajont”.



Per lungo tempo i longaronesi e i sinistrati dei comuni di Castellavazzo ed Erto e Casso sono stati indicati quali privilegiati per gli interventi statali ottenuti dopo la sciagura. La gente, infatti, che non ha vissuto, per loro fortuna, la nostra tragedia, ha dimenticato troppo in fretta quello che Longarone ha subito nella catastrofe.



Rappresenta una persecuzione morale dover ammettere che il Vajont ha portato anche benessere e opportunità. Abbiamo ripreso il cammino con determinazione e oggi, il nostro Comune si distingue per vivacità sociale ed economica, riuscendo ad offrire servizi di eccellenza ai propri cittadini, nonostante la scure implacabile del Governo centrale in materia di trasferimenti ai Comuni. Per il futuro, tuttavia, dovremmo fare i conti con carenze finanziarie ineludibili dovute ad una crisi senza precedenti e al patto di stabilità che ha drasticamente ridotto le possibilità di manovra finanziaria dell’amministrazione.



Oggi i punti di forza di Longarone sono la zona industriale, il polo fieristico, che per dimensioni è il quarto del Veneto ed il punto di riferimento naturale per le Dolomiti e le visite legate al disastro del Vajont. Soprattutto quest’ultimo aspetto può rappresentare un'opportunità per far conoscere questa tragedia nel modo più ampio e diffuso possibile. Dovremo tornare a riprenderci il nostro territorio e trattarlo con cura e dedizione perché, storicamente, costituisce una ricchezza. Il patrimonio boschivo, le risorse ambientali e naturalistiche.



Le nostre montagne offrono scenari meravigliosi, ed una biodiversità unica. Dobbiamo farli scoprire a tutti, anche attraverso il Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi, e alla visibilità che possono offrire le Dolomiti, patrimonio dell’umanità Unesco, e il nostro polo fieristico. Tutto questo, unito alla divulgazione della memoria del disastro, può consentire a Longarone di essere un punto di riferimento per un turismo rispettoso dell’uomo, della tradizione, e della natura.





* sindaco di Longarone
Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 14:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA