Comandano gli ex della banda Maniero

Domenica 23 Febbraio 2014
È il gattopardo in salsa veneziana. Con tutti i boss della vecchia Mala che cambiano tutto per non cambiare niente e restare saldi in sella. Nonostante gli arresti. Nonostante i processi. Nonostante la galera. Come in Sicilia. Lo hanno scoperto i carabinieri del Ros di Padova che hanno stilato una informativa che è diventatae la base del processo contro la vecchia (e nuova) Mala - la prima udienza si terrà il 30 giugno. Teniamo presente che l'indagine precedente, "Tallero", ha portato alla celebrazione del processo contro i motoscafisti abusivi del Tronchetto e di piazzale Roma. Anche loro sono ancora in sella e, nonostante le condanne, fanno esattamente quello che facevano prima. Questa seconda inchiesta "Tallero bis" parte da un episodio in sé banale, l'incendio al Night Club Excelsior di Favaro. Alle 4 del mattino dell'11 luglio 2007 "ignoti" versano una latta di benzina sulla porta del locale e poi si accendono "sbadatamente" una sigaretta. A partire da quell'episodio, i carabinieri scoprono che il gruppo dei cosiddetti "sandonatesi", capeggiati da Silvano Maritan, ha dato fuoco al locale per vendetta dal momento che non riuscivano a inserirsi nel business della prostituzione e dello spaccio di droga che passava anche per quel night. Alla fine della giostra, però, i "sandonatesi" trovano un accordo con i cosiddetti "mestrini" e garante di questo accordo è il gruppo dei "veneziani". Spieghiamo! Dai tempi di Felice Maniero il territorio è diviso in quattro spicchi. Nel Piovese-Riviera del Brenta comandava direttamente Maniero, mentre la piazza di Mestre era in mano ai "mestrini" Gilberto Boatto detto Lolli, Gino Causin, Paolo Pattarello, Giovanni Paggiarin detto "Paja" e Paolo Tenderini. I "mestrini" avevano una opzione anche su Venezia dove controllavano il turismo organizzato attraverso la rete dei lancioni organizzata da Otello Novello meglio conosciuto come il "Cocco cinese". Per quanto riguarda lo spaccio di droga a Venezia invece il punto di riferimento erano Giovanni Giada e Giorgio Levorato detto "Passerotto" per il curioso vezzo di intrattenere solidi rapporti "canterini" con la polizia. Nella zona del Veneto Orientale infine il re indiscusso è sempre stato Silvano Maritan, talmente abile e potente da riuscire a "trattare" anche con i camorristi che si sono insediati in zona. Tant'è che l'incendio del night club non lo fa un uomo di Maritan, ma un gruppetto di camorristi che abitano a San Donà. Ebbene, quando nel 1995 Felice Maniero inizia a parlare e smantella la banda di oltre mille uomini che ha messo in piedi nei 15 anni precedenti, tutti questi vanno in galera - veneziani, mestrini e sandonatesi. Storia finita? Macché, le indagini dei carabinieri dimostrano esattamente il contrario. Dopo 13 anni le stesse persone che gestivano tutti i traffici illeciti ai tempi della banda Maniero sono ancora in sella. E se fino al 2008 era così, nulla ci consente di illuderci che qualcosa sia cambiato oggi. © riproduzione riservata