Raoul Bova, la versione di Martina Ceretti agli investigatori: «Nessun ricatto, ho solo condiviso gli audio con il mio amico Federico Monzino»

Gli investigatori della capitale ipotizzano che Monzino potrebbe aver inviato i presunti messaggi ricattatori a Bova

lunedì 28 luglio 2025 di Redazione web
Raoul Bova, la versione di Martina Ceretti agli investigatori: «Nessun ricatto, ho solo condiviso gli audio con il mio amico Federico Monzino»

Nessun ricatto, solo la condivisione in buona fede con un amico di alcuni audio e messaggi scambiati con Raoul Bova. È questa la versione data da Martina Ceretti agli investigatori che l'hanno ascoltata. La modella di 23 anni, coinvolta nella vicenda degli audio privati dell'attore e a cui è stato sequestrato il telefono, avrebbe spiegato di aver condiviso in buona fede con il suo amico Federico Monzino - il 29enne pr milanese - alcuni audio e chat delle conversazioni avute con l'attore, ma senza alcun secondo fine. 

La teoria degli investigatori

Gli investigatori della capitale ipotizzano che Federico Monzino potrebbe aver inviato i presunti messaggi ricattatori a Bova. Ma la versione dell’imprenditore è ben diversa. «Martina voleva diventare famosa con le chat, all’inizio», ha detto Monzino a Repubblica, «ma quando ci siamo resi conto di dove stavamo andando a finire, abbiamo cercato di bloccare tutto.

Corona però aveva già il materiale e non si è più fermato». Lui nega ogni coinvolgimento nel ricatto a Bova: «Mi hanno sequestrato il telefono e mi hanno chiesto se ero stato io. Ma non l’ho fatto. Corona ha inventato troppe cose, soprattutto su di me. Ho solo cercato di proteggere Martina».

Il ruolo di Fabrizio Corona

Gli inquirenti, oltre a Ceretti, hanno ascoltato anche Monzino e Fabrizio Corona, che entrato in possesso degli audio li ha pubblicati nel suo podcast. Secondo Corona i file sarebbero arrivati direttamente da Monzino e dalla stessa Martina Ceretti, senza alcuna “acquisizione illecita”. Lo scopo iniziale? «Far diventare famosa Martina», ha dichiarato l’ex re dei paparazzi, aggiungendo che la richiesta di denaro sarebbe arrivata dopo, a loro insaputa. Gli investigatori però non escludono altre ipotesi. I contenuti sono stati davvero condivisi volontariamente dalla ragazza o le sono stati sottratti? Il suo smartphone è stato sequestrato, così come quello di Monzino e di Corona. Le indagini sui tabulati telefonici potrebbero fare luce su un possibile giro più ampio, con altri nomi coinvolti e ruoli da chiarire.

«Sul web voyeurismo di bassa lega»

«Le azioni compiute, su cui gli inquirenti stanno indagando, hanno attivato il web in maniera illecita e inaccettabile, dove si continua a diffondere in maniera incontrollata materiale la cui natura va ancora accertata. Si è attivata una macchina infernale che non guarda in faccia a nessuno, né alle persone né ai loro figli, che non hanno tutti gli strumenti per discernere la cronaca dalla cattiveria o dal voyeurismo di bassa lega. Tutto ciò fa riflettere sui meccanismi collegati al mondo del web e dei social media che sembrano essere il nuovo il far west», ha commentato all'Ansa David Leggi, legale di Raoul Bova. 

Ultimo aggiornamento: 19:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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