Melissa Satta furiosa: «Definita "sex addicted" dopo la rottura con Berrettini, ferita come madre e come donna»

Attacco frontale nei confronti della stampa dell'ex velina, che promette di denunciare tutti coloro che l'hanno diffamata

Mercoledì 28 Febbraio 2024
Melissa Satta furiosa: «Definita "sex addicted" dopo la rottura con Berrettini, ferita come donna e come madre»

Melissa Satta rompe il silenzio dopo la rottura con Matteo Berrettini. Lo fa con un lungo post su Instagram in cui si scaglia contro i giornalisti, o almeno contro coloro che l'hanno definita una «sex addicted», ovvero dipendente dal sesso. «Ed eccomi qua - scrive l'ex velina - ancora una volta costretta ad assumere la mia autodifesa dinanzi al tribunale dell'inquisizione mediatica, senza aver commesso nessun "crimine", né alcun comportamento connotato da riprovevolezza morale.

Nulla!».

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Melissa Satta, lo sfogo dopo la rottura con Berrettini

Melissa Satta prosegue: «Questa volta la stampa (e mi scusino coloro che esercitano la professione giornalistica con consapevolezza, impegno e preparazione, se uso un termine che li accomuna a chi utilizza la carta stampata come mero esercizio di sciacallaggio sociale), a proposito della mia discussa "rottura", non ha mancato di rendere più gustosa la notizia all'evidente fine di vendere qualche copia cartacea o di guadagnare qualche click in più, definendomi come "sex addicted"».

«Ora, sappiate che il solo dover scrivere di me stessa riportando una definizione che mi lacera profondamente richiede una enorme forza psichica perché mi sembra di trovarmi catapultata al banco degli imputati, costretta a difendermi in un sistema perverso nel quale non vige la presunzione di innocenza, ma quella di colpevolezza, per cui, in base a questo un onere probatorio al contrario - se non sarò in grado di provare fati a mia discolpa - sarò ritenuta colpevole».

La Satta non nasconde tutta la sofferenza che certe storie lette sul suo conto le hanno causato: «Ho pensato più volte, e lo penso tuttora, di appartenere ad un mondo di persone a cui il destino ha riservato la fortuna di essere personaggi pubblici e di dover mettere in conto qualche inevitabile invasione nella mia vita privata, ma non è la prima volta che mi vedo costretta a difendermi da qualche pennivendolo che, al fine di stimolare la fantasia dei lettori più sensibili al tema, non manca di inventare storie piccanti sul mio conto, senza minimamente curarsi delle sofferenza causatemi come madre, prima che come donna e come persona».

«E non voglio strumentalizzare il sessismo quale combustibile per alimentare il mio sfogo, né voglio cedere alla facile tentazione di richiamare fatti di cronaca che quotidianamente vedono donne subire i gesti insani di qualche mente disturbata, ma credo che sia tempo che la stampa si assuma le proprie responsabilità e svolga il ruolo dell'informazione secondo i consueti canoni di verità e correttezza, evitando di trasmettere messaggi (in Internet si generano come una forma di virulenta epidemia) che possono sortire effetti devaisanti nelle menti più labili». 

La lettera, firmata insieme al suo avvocato, si conclude con la minaccia di denunce nei confronti di coloro che intendono diffamarla: «Per questo motivo questa volta giuro a me stessa che non penserò all'episodio in questione come ad un semplice incidente di percorso sull'accidentato cammino della notorietà. No, questa volta sono decisa ad andare in fondo e denunciare qualunque ripugnante imbrattatore di giornali dovesse cedere alla tentazione di denigrami in maniera così immotivata e gratuita e di porre in pericolo la mia stessa incolumità personale! Scusatemi per lo sfogo ma credo che questa non sia una battaglia personale ma di una conquista di civiltà nei confronti del ruolo che l'informazione deve svolgere nella società al giorno d'oggi e delle responsabilità a cui deve essere richiamata».

Ultimo aggiornamento: 21:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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