Processo Mollicone, Quatrale smentisce Tuzi: "Serena non era in caserma"

Sabato 7 Maggio 2022 di Vincenzo Caramadre
Processo Mollicone, Quatrale smentisce Tuzi: "Serena non era in caserma"

«Serena la mattina del primo giugno non era in caserma». A parlare al processo per l'omicidio di Serena Mollicone, nell'udienza fiume che si è tenuta ieri dinanzi alla corte d'Assise di Cassino, è stato l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale. L'uomo che risponde di concorso nell'omicidio della 18enne e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, il primo dei cinque imputati che ha deciso di parlato in aula. Ricostruite le ultime ore di vita di Serena, ma soprattutto ogni spostamento della pattuglia dei carabinieri Tuzi-Quatrale, in servizio ad Arce la mattina del primo giugno 2001, quando c'è stato l'assassinio.
«La mattina del primo giugno 2001 tra le 11.50 e 12-10 ero in caserma assieme a Santino Tuzi, ci divideva solo una vetrata, se fosse entrata una ragazza l'avremmo vista», ha spiegato Quatrale. Dunque l'ex militare ha smentito le dichiarazioni del brigadiere Tuzi, il quale, invece, prima di suicidari nell'aprile del 2008, riferì agli inquirenti di aver visto una ragazza entrare in caserma. Poi ha spiegato: «Assieme a Tuzi siamo riusciti poco dopo le 12.10, dopo che il maresciallo Mottola è sceso dall'alloggio dove si era diretto intorno alle 10 quando fece ritorno dalle prove per la festa dell'Arma».
Ma si è soffermato anche su un altro dettaglio di quella mattina. La procura contesta a Quatrale di aver falsificato l'ordine di servizio per evitare di essere coinvolto in qualche modo nel delitto che sarebbe avvenuto proprio in un alloggio della caserma. «Tra le 11 e 11.50 eravamo in servizio esterno, ci siamo recati per un rilievo di danneggiamento presso il cimitero di Colfelice, poi siamo rientrati», ha ribadito. L'accusa principale che viene mossa all'ex luogotenente è di concorso morale nell'omicidio. Nel dettaglio di aver sentito il tonfo di Serena sbattuta contro la porta, proveniente dall'alloggio sovrastante il suo ufficio, ma di non essere intervenuto.
Si è difeso con forza: «Quella mattina non ho sentito nulla. Altre volte ho sentito rumori dall'alloggio dei Mottola, ma quella mattina, nel frangente in cui ero in caserma da un servizio esterno all'altro, non c'è stato alcun rumore da quell'alloggio libero e a trattativa privata sopra il mio ufficio».
IL SUICIDIO
Ricostruiti in aula anche i rapporti con il brigadiere Santino Tuzi e la dinamica investigativa che nel 2008 portò la procura ad incaricare proprio Quatrale di intercettare Tuzi sulle dichiarazioni choc, relative alla presenza di una ragazza in caserma la mattina del primo giugno 2001. «Fui incaricato dalla procura perchè tutti gli accertamenti eseguiti su di me esclusero ogni coinvolgimento. Fui microfonato e mi recai all'incontro con il brigadiere, era stralunato. Ricordo bene il suo stato d'animo. Ma non saprei spiegare perchè Tuzi si è suicidato».
FAMIGLIA MOTTOLA
Ieri doveva essere il giorno di Marco Mattola, il figlio dell'ex maresciallo di Arce, principale indiziato dell'omicidio della studentessa. Ma è slittato a mercoledì 11 maggio, perchè l'esame dell'ex luogotenente si è prolungato. Al termine dell'udienza il portavoce del pool difensivo, il criminologo Carmelo Lavorino, ha ribadito la piena volontà di Marco Mottola di rendere l'esame. «E' pronto a parlare e lo farà mercoledì prossimo. Risponderà a tutte le domande, spiegherà come sono andate le cose e dimostrerà che, assieme alla sua famiglia, è totalmente innocente. Il primo giugno 2001 Serena Mollicone non è entrata in caserma com'è stato detto in maniere molto confusionaria dal brigadiere Santino Tuzi. Pronto a rintuzzare tutti gli aspetti dell'impianto accusatorio». Subito dopo Marco, sarà ascoltata la madre Anna Maria e a seguire l'ex maresciallo Franco Mottola.
 

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