Finte riparazioni per le moto da corsa, ma la truffa era vera: tre nei guai

Lunedì 29 Maggio 2023 di Marina Mingarelli
Finte riparazioni per le moto da corsa, ma la truffa era vera: tre nei guai

Fatture per operazioni inesistenti, ma la truffa c'era eccome e correva in motocicletta.
Sono finiti sotto processo tre frusinati - rispettivamente di 60, 57 e 62 anni - titolari di una società con sede a Roma, che si occupava della riparazione di moto da competizioni sportive nazionali.

I fatti risalgono a qualche tempo fa quando i tre soci avevano inviato una fattura di 28mila euro ad una nota azienda che produce moto di grossa cilindrata dicendo che nel corso di una gara avevano dovuto effettuare una riparazione ad una delle loro moto. La fattura veniva puntualmente pagata, peccato che la riparazione a cui si faceva riferimento non fosse mai avvenuta. I destinatari delle fatture in un primo momento non avevano sospettato che si trattasse di un raggiro. I tre frusinati sarebbero stati attenti a ogni singolo dettaglio per apparire credibili e non destare sospetti. E con questo trucchetto i tre avrebbero intascato in due anni quasi centomila euro.

LA SCOPERTA

La truffa è venuta fuori a seguito di alcuni accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza. E proprio quella fattura di 28 mila euro è finita nelle mani degli uomini delle Fiamme Gialle che avevano iniziato ad indagare. Dall'inchiesta che ne è seguita è emerso che i titolari di quella società più volte avevano inviato fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti. Sempre a carico di aziende che producono parti meccaniche di questi mezzi sarebbero state trovate una fattura di 12mila euro, ed altre che superavano ognuna 20 mila euro. A conti fatti i tre avrebbero raggranellato con questo sistema una consistente somma di denaro. Ma non è tutto.

L'UFFICIO FALSO A ROMA

Anche la sede della loro società era fittizia. Quando i finanzieri si sono recati all'indirizzo che riportava la fattura si sono ritrovati nell'appartamento di un anziano. Il pensionato avrebbe riferito che lui in quella casa ci abitava da tanti anni e che nessuno aveva mai aperto una società del genere in quello stabile. Da qui il reato anche di truffa.
A conclusione delle indagini i tre frusinati sono finiti sotto processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Roma. A seguito di questa attività illecita sarebbero stati posti sotto sequestro i loro conti correnti. Ma i tre prospettando una eventualità del genere, avrebbero fatto sparire i soldi guadagnati illecitamente, intestandoli con tutta probabilità a terze persone. Le indagini hanno riguardato anche eventuali acquisti di immobili. Ma al momento non sarebbe emerso nulla che possa far ipotizzare che quel denaro possa essere stato utilizzato nell'investimento di immobili. Gli imputati saranno difesi dall'avvocato Roberto Capobianco. Spetterà adesso al legale difensore dimostrare l'estraneità dei loro assistiti ai fatti che sono stati loro contestati.
Marina Mingarelli
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