Colpa del karma, direbbe qualcuno. Sta di fatto che l'ex presidente del Perù Martin Vizcarra è risultato positivo al Covid ad alcuni mesi dal vaccino che scatenò tantissime polemiche nel suo Paese. A febbraio era scoppiato il "Vacunagate": 470 persone avevano ricevuto segretamente una dose di vaccino. E la campagna di vaccinazione in Perù doveva ancora partire.
Uno scandalo che ha portato alle dimissioni del ministro della Salute, Pilar Mazzetti, e di quella degli Esteri, Elisabetta Astete.
«Nonostante le precauzioni prese per evitare di introdurre il virus a casa, io e mia moglie siamo positivi al Covid-19», ha annunciato ieri sera Vizcarra su Twitter. «La mia famiglia è in isolamento. Non abbassiamo la guardia», ha aggiunto l'ex presidente. Il contagio è avvenuto la settimana in cui Vizcarra è stato bandito dalla carica politica dal Congresso peruviano, per aver ricevuto impropriamente dosi del vaccino Sinopharm a ottobre. Non potrà quindi occupare il seggio di deputato che ha recentemente conquistato.
La positività di Vizcarra potrebbe far rifiorire in Perù i dubbi sull'efficacia dei vaccini del laboratorio cinese Sinopharm acquistato da Lima. Il Paese sta affrontando l'apice di una seconda ondata epidemica, alimentata da una variante originaria del Brasile. L'ultimo bilancio giornaliero del Perù ha portato il numero totale di morti a 59.440 dall'inizio della pandemia, mentre il numero totale di casi si attesta a oltre 1,7 milioni nel paese da 33 milioni di abitanti.