Il messaggio era già arrivato con la nota di Palazzo Chigi che annunciava di aver potenziato la squadra navale nel Mediterraneo con il pattugliatore Thaon di Revel della Marina e da una portaelicotteri per operazioni anfibie: l'Italia è pronta a fornire supporto umanitario in Medio Oriente.
La situazione dei soldati italiani
Ma c'è un altro tema che sta a cuore al governo ed è quello della situazione dei quasi mille soldati italiani al confine con il Libano e delle milizie tra Iraq e Kuwait, anche loro esposte alle minacce dei filo-iraniani. In particolare sono 300 i militari che si trovano tra Baghdad ed Erbil, dove negli ultimi anni si stanno dedicando all'addestramento dei soldati iracheni e curdi sotto la guida della Nato.
Il precedente di Erbil
Proprio a Erbil tre anni fa Teheran lanciò dei missili come ritorsione dopo l'uccisione dell'allora generale Soleimani. A quel punto il governo Draghi decise di potenziare quel battaglione con una batteria contraerea Samp-T, la stessa inviata all'Ucraina.
Il Kuwait
Altri quattrocento si trovano in Kuwait, all'aeroporto di Al Salem.
Le mosse dell'Italia
In Iraq, a Erbil e Baghdad, la preoccupazione è che quei soldati italiani, che convivono con gli americani, possano essere presi anche loro di mira dalle forze filo-israeliane. Eppure sarebbe una novità, perché gli ottimi rapporti tra il generale Iannucci (capo di gabinetto del ministro Crosetto) e le autorità irachene e con Hezbollah ha evitato sempre particolari incidenti. In questi casi però ci si muove sempre per tempo e anche da queste esigenze nasce la scelta di inviare Thaon di Ravel e la portaelicotteri in una zona dove sono già presenti le fregate Fasan e Bergamini e il sottomarino Venuti. E se le cose dovessero peggiorare? In quel caso ci sarebbero a disposizione le due portaerei della Marina, Cavour e Garibaldi, attualmente impegnate nel Tirreno. La rotta per l'Oriente, però, non è mai stata così vicina.