«Non è uno scenario ipotizzabile». Così il primo ministro d'Israele, Benjamin Netanyahu aveva sottovalutato l'allarme lanciato dall'allora ministro della Difesa. Era il 2016 e Avigdor Liberman lo aveva messo nero su bianco il presagio della catastrofe: «Hamas si sta preparando a un conflitto con Israele» scriveva nel dossier choc consegnato, sette anni fa, al capo di Stato maggiore e al premier. Il documento oggi è stato pubblicato dal quotidiano israeliano “Yediot Ahronoth” e, di fatto, racconta il massacro andato in scena il 7 ottobre scorso quando i miliziani palestinesi hanno assaltato lo Stato ebraico provocando morte, dolore e prendendo in ostaggio 230 persone.
L'attacco di Hamas il 7 ottobre e il documento choc
«Avverrà un attacco terroristico di enormi proporzioni da parte di Hamas» si legge nelle 11 pagine del documento redatte dall'ex ministro.
La guerra tra Israele e Hamas fuori dalla Striscia
Nel dossier non mancava nemmeno l'avvertimento su quello che, oggi, dopo lo scoppio del conflitto fa salire la tensione in Medioriente e aumentare il rischio di un'escalation: la minaccia dell'Iran. «Potrebbero aprirsi nuovi fronti se Stati Uniti continuano appoggio a Israele» aveva affermato lo scorso 28 ottobre il ministro degli Esteri iraniano Hossei Amirabdollahian in un’intervista rilasciata a Bloomberg. «Se gli Stati Uniti continuano quello che hanno fatto finora, allora nuovi fronti potrebbero aprirsi contro di loro. Vorrei mettere in guardia sul fatto che continuare l’uccisione di donne e bambini renderà la situazione nella regione fuori controllo. Gli Stati Uniti devono decidere: vogliono intensificare la guerra?». Nel 2016 Liberman aveva previsto anche tutto questo: «Nuovi fronti - scriveva l'ex ministro - potrebbero aprirsi per gli Stati Uniti se continueranno ad appoggiare Israele in modo inequivocabile». E ancora: «Hamas vuole che la prossima campagna contro Israele si svolga su più fronti, aprendoli oltre alla Striscia di Gaza (Libano, Siria, Giordania, Sinai), e anche contro obiettivi ebraici in tutto il mondo». Non a caso poi l'ex ministro, in una nota a margine del dossier e scritta in grassetto, sottolineava: «Nel prossimo confronto, come parte della campagna su più fronti, Hamas all'estero sarà un partner attivo».
Nel dossier il muro tra Israele e Palestina e i rischi
Liberman ammetteva anche che la barriera di separazione israeliana non forniva l'ampia protezione necessaria ai residenti dell'intera zona. «L'ostacolo alla sicurezza rappresentato da Gaza, con i suoi vari mezzi e capacità, è, ovviamente, un ingrediente importante nell'attuale strategia di difesa contro Gaza, ma non può essere una strategia da sola. La storia moderna e i precedenti passati dimostrano che le recinzioni e le fortificazioni non impediscono le guerre e non sono garanzia di pace e sicurezza».