Con il 5% della popolazione di religione musulmana (in crescita costante), la Danimarca corre ai ripari con una legge capace di fare da deterrente alle proteste interne delle frange più radicali.
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Dopo mesi di intenso dibattito, un disegno di legge ha così decretato che è illegale bruciare, sporcare, calpestare o tagliare scritture religiose riconosciute tra cui il Corano, la Bibbia o la Torah, ed è stato approvato con 94 voti a favore e 77 contrari.
Durante l'estate alcune copie del Corano erano state bruciate e ridotte a brandelli nel corso di una serie di proteste sia in Danimarca che in Svezia, provocando un tumulto internazionale. La crisi diplomatica seguita ha portato entrambi i governi a dire che avrebbero cercato modi per limitare legalmente tali atti.
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Il ministro danese della giustizia, Peter Hummelgaard, un socialdemocratico, ha dichiarato in tv: «Fa male agli interessi della Danimarca e rischia di danneggiare la sicurezza dei danesi all'estero e qui a casa». Chi infrange la nuova legge è punito con multe oppure, in casi particolari, può farsi fino a due anni di carcere. Alcuni giornali danesi stamattina sottolineano che il motivo che ha portato il parlamento della Danimarca a introdurre una legge del genere è il desiderio di avere un seggio nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel periodo 2025-26. Naturalmente non mancano altre polemiche sollevate da coloro che denunciano la limitazione della libertà di espressione.
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«La legge è progettata per inibire la libertà di espressione e la libertà artistica. E questo non è nulla di cui essere orgogliosi» , ha detto Steffen Larsen, rappresentante legale dell'Alleanza Liberale, all'emittente danese DR.