Drone americano Reaper abbattuto: i caccia russi Su-27 come gli Spitfire con le V1 naziste. Sigonella e la guerra dei droni

Dalla base siciliana decolla la maggior parte dei droni Global Hawk diretti al Mar Nero e all'Ucraina

Mercoledì 15 Marzo 2023 di Paolo Ricci Bitti
Drone americano Reaper abbattuto: i caccia russi Su-27 come gli Spitfire con le V1 naziste. Il ruolo di Sigonella nella guerra dei droni

Da dove era decollato il drone Reaper abbattutto dai caccia russi Su-27? E davvero il pilota (a questo punto maldestro o "non professionale", come dicono gli americani) di un caccia russo da 50 milioni di dollari "ha urtato l'elica" del velivolo Usaf fino a farlo precipitare? Oppure ha usato la stessa manovra (assai meno pericolosa per lui e per il suo jet) che i piloti degli Spitfire avevano inventato per tirare giù le V1 naziste che dal 1944 davastarono quartieri di Londra?

Mancano ancora molte risposte all'episodio più grave che ha coinvolto finora l'aviazione militare di chi ha aggredito l'Ucraina e gli aerei degli alleati di Kiev.

Non il solito gioco a rimpiattino fra caccia o bombardieri russi e gli aerei della Nato alzati in volto in scramble (decollo rapido) per testare tempi di reazione e ricordarsi a vicenda chi presidia quei cieli. Quel drone americano abbattuto dai russi rappresenta un fatto ancora più grave del missile lanciato nell'ottobre 2022 "per errore" sempre da un Sukhoi-27 russo mentre da quelle parti, sempre sul Mar Nero, passava un aereo della Raf, un  RC-135W per la ricognizione e la guerra elettronica allestito su un quadrigetto della Boeing.

Da quel che si è appreso si può intanto escludere che il Reaper (ex Predator B), finito in pezzi fra le onde a pochi giorni dalla sua dismissione dopo circa 15 anni di servizio, fosse decollato da Sigonella, dalla base siciliana da cui si alza la maggior parte dei droni di nuova generazione Global Hawk con motore a reazione che è possibile seguire nei loro raid fino al Mar Nero grazie a siti quali FlightRadar o Italalmilradar, sempre che tengano accesi in transponder. Il loro codice è Forte seguito da un numero a due cifre, da 10 a 15, di solito.

 

 

 

 

Secondo i media americani l'MQ-9 Reaper era decollato dalla Romania e volava a un'altitudine di circa 7.500 metri sul Mar Nero quando è stato intercettato dai jet russi. New York Times e Abc news citano un funzionario dell'Air Force americana. Droni di questo genere solitamente decollano dalla basi Nato di Cƒmpia Turzii (Romania), Larissa (Grecia) e Signonella (Italia).

Dalla Sicilia, in realazione alla guerra in Ucraina, si alzano tuttavia soprattutto Global Hawk con motore a reazione Rolls Royce che hanno un'autonomia doppia di quella del Reaper con motore a turboelica Honeywell. Il jet senza pilota può salire fino a 20mila metri rispetto ai 15mila del predecessore che tuttavia, anche in versione armata, ha svolto migliaia di missioni divenendo anche noto grazie a serie tv a sfondo bellico. 

Sotto potete leggere una missione tipo dei droni della Nato che dal febbrario 2022 decollano da Sigonella ricordandoci il livello di coinvolgimento dell'Italia nella guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina.

L'abbattimento del drone

Plausibile il fatto che uno dei due Su-27, ultimi modelli del caccia in servizio da 39 anni, abbia tentato di accecare i sensori del Reaper innaffiandolo di oleoso kerosene. Dai serbatoi dell'agilissimo caccia russo è possibile far uscire carburante, così come fanno anche gli aerei di linea quando devono atterrare in situazioni di possibile emergenza. Da tenere presente la questione delle velocità: il Su-27 arriva a oltre due volte la velocità del suono, ovvero 2.500 chilometri l'ora, ma è talmente agile che può compiere manovre stupefacenti anche "inchiodandosi" al cielo e ripartire. Non è però banale rallentare con un jet fino a rosicchiare la velocità di stallo per tallonare da vicino un Reaper a elica che spinto al massimo tocca i 480 chilometri orari e che di crociera si stabilizza poco oltre i 300.

 

Epperò quello che risulta anomalo è che il jet russo urti di proposito proprio l'elica (spingente) del drone che naturalmente si sbriciola in detriti che potrebbero essere risucchiati dai motori del Su-27. E comunque "speronare" il drone puntando l'elica pare davvero inusuale e troppo rischioso. Una manovra errata, allora? Possibile, magari perché il pilota del drone (si trovasse negli Usa o in Europa non cambia) potrebbe aver tentato manovre di sganciamento o di evasione da quei due jet nemici. 

Però se si dà credito alle proverbiali qualità dei piloti russi della linea caccia e del loro velivolo difficile immaginare adeguate le accuse di "manovre non professionali" avanzate dagli americani. 

La manovra degli Spitfire

Resta un'altra possibilità, più elegante e meno rischiosa per i piloti russi: un piccolo colpo d'ala del Su-27, lungo quasi 22 metri (il doppio del drone) e pesante 30 tonnellate, a un'ala del Reaper (4 tonnellate) facendolo imbardare irrimediabilmente con i giroscopi scombussolati e non più in grado di recuperare l'assetto nonostante i comandi del pilota da remoto. In questo sarebbe inoltre tecnicamente sincera, per quanto ipocrita, l'affermazione russa sul fatto che i due piloti dei Su-27 non abbiamo usato armi in quuesta circostanza.

E' la manovra ideata dai piloti degli Spitfire della Raf per abbattere nella maniera meno rischiosa possibile le V1, le bombe volanti, primi missili aria-terra o terra-terra usati dai nazisti per colpire Londra dal 1944. Centrarle con i cannoni della contraerea era molto difficile, mentre era rischioso per un caccia mettersi in coda e abbatterle con le mitraglie perché si causava una pericolosa nube di detriti.  

 

 

 

Intanto va registrato che il 13 marzo non troppo distante dalla zona dove poche ore dopo sarebbe stato abbattuto il drone americano transitavano in quota anche  Gulfstream E.550 CAEW dell'Aeronautica Italiana (aereo per la guerra elettronica), un EP-3E  dell'Usaf di casa a Sigonella e infine un drone Global Hawk americano decollato dalla base siciliana.

 

Una missione standard con il drone Global Hawk da Sigonella al Mar Nero e all'Ucraina

 

In missione dalla Sicilia all'Ucraina con il drone Northrop Grumman RQ-4B Global Hawk dell'Usaf (United States Air Force) per spiare da quota 17mila metri le mosse delle milizie filorusse e delle truppe di Mosca, appena al di là dei confini con la Russia e la Bielorussia.

Ma non si tratta di missioni segrete, segretissime? Macché, almeno fino a quando i comandi americani e quelli della Nato decideranno di tenere accesi i transponder (segnalatori radar) dei velivoli con o senza piloti. Il che si spera che non avverrà mai perché significherebbe che la tensione è salita ancora di più. Ma per adesso è facile, attraverso i siti Flightradar24 e Italmilradar, “salire” a bordo degli aerei e fare un lungo giro dall'Italia ai teatri della crisi, anche per ricordare il diretto coinvolgimento del nostro peese nelle vicende di queste settimane.

 

In questo caso si tratta del drone “Forte 10” che è decollato dalla base di Sigonella, poi il balzo di 1.900 chilometri a una velocità di poco più di 600 chilometri orari e a una quota che può toccare i 20mila metri (7mila sopra la "tangenza" dei voli degli aerei di linea, sempre più rari sull'Ucraina) per arrivare infine nei cieli di Kiev  dopo aver sorvolato il mar Jonio, la Grecia, la Bulgaria e la Romania.

A questo punto, dalla Sicilia il pilota del drone - un pilota a tutti gli effetti con tanto di "ali" sul petto al quale è affidato un velivolo da 135 milioni di dollari - accende tutti gli strumenti ottici e a infrarossi per le ricognizioni che avvengono da una quota che va dai 15mila ai 18mila metri. I comandi del joystick viaggiano dalla Sicilia all'Ucraina rimbalzando sui satelliti grazie alle oltre 40 grandi antenne  del sistema Muos della radio base a Ulmo, nel comune di Niscemi.

 

 

La potenza degli strumenti del Global Hawke, che non porta armamenti, è tale che bastano due di questi droni di penultima generazione per tenere sotto controllo tutta l'Ucraina, vasta oltre 600mila chilometri quadrati, il doppio dell'Italia. Con ampia visuale anche al di là dei confini fra Ucraina e Russia che non vanno tuttavia valicati perché le forze missilistiche russe hanno già dimostrato di potere abbattare un Global Hawk.

Il Northrop Grumman RQ-4B Global Hawke (dove la lettera Q indica appunto un velivolo senza pilota) è lungo quasi 14 metri, pesa al decollo 10 tonnellate e sfrutta un motore a turbogetto Rolls Royce: grazie alla portanza delle lunghissime ali (35 metri) può volare per un giorno e mezzo completando un tragitto di 22mila chilometri. Un velivolo spia in servizio da 21 anni che ha preso via via il posto degli U2 entrati in linea durante la guerra fredda, con il vantaggio di non mettere a repentaglio la vita del pilota. Oltre 20 aerei U2, la cui prima operazione risale al 1957, sono comunque ancora in servizio.

 

 

Paolo Ricci Bitti

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 09:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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