Come previsto, ma anche meno del previsto.
Cristina Kirchner, l'Argentina in piazza per la vicepresidente
Dei 13 imputati della causa conosciuta come 'Vialidad', all'imprenditore Lázaro Báez sono stati comminati sei anni e l'interdizione dei pubblici uffici, mentre sette altri imputati hanno ricevuto pene che variano fra i tre anni e mezzo e i sei di carcere. Quattro sono stati assolti. Subito dopo la lettura della sentenza, le cui motivazioni si conosceranno solo a marzo 2023, la vicepresidente è intervenuta in streaming attraverso i suoi canali social per ripetere che «si è trattato di una sentenza già scritta», sulla scia di una sua precedente dichiarazione in cui aveva dichiarato: «Il tribunale che mi processa sembra piuttosto un plotone di esecuzione». Kirchner ha criticato anche la sua condanna per amministrazione fraudolenta. Un reato che, ha detto, «non può fare riferimento a un presidente, che fin dalla riforma costituzionale del 1984 non amministra né esegue le partite di bilancio». «Chi ha questa responsabilità è il capo di gabinetto, e nessun capo di gabinetto figura tra gli imputati», ha aggiunto. Si deve comunque ricordare che oltre al processo odierno, Cristina Kirchner è stata già rinviata a giudizio in altre quattro cause. In tre di esse i giudici hanno deciso il proscioglimento prima ancora dell'inizio della fase dibattimentale.
I proscioglimenti sono tuttavia stati oggetto di appello in tutti e tre i casi e si attende quindi una decisione in merito da parte di tribunali superiori. Si tratta delle cause denominate 'Dolar futurò, dove Kirchner è imputata per presunte irregolarità nella compravendita di divise; 'Memorandum con Iran', in cui è accusata di presunto insabbiamento e tradimento della patria; e di quella 'Hotesur', dove pure l'ex presidente è stata rinviata a giudizio con l'imputazione di associazione a delinquere e riciclaggio. L'unica altra causa in attesa dell'avvio della fase propriamente processuale è quella denominata 'Quaderni della corruzionè, dove Kirchner è imputata per associazione a delinquere legata alla concessione di appalti per opere pubbliche.