La Corea del Nord ha lanciato «un proiettile non identificato» verso est. Lo riferiscono i militari di Seul. Si tratta dell'ottava iniziativa del suo genere da inizio anno, secondo una breve nota del Comando di Stato maggiore congiunto sudcoreano.
A Seul, il Consiglio di sicurezza nazionale presidenziale, riunitosi d'urgenza, ha condannato l'iniziativa e ha espresso il suo «grave rammarico», ha riferito la Yonhap. Mentre a Tokyo, il ministro della Difesa Nobuo Kishi ha definito il lancio «inaccettabile» quando «la comunità internazionale risponde all'aggressione della Russia contro l'Ucraina».
Missile verso il Mar del Giappone, la condanna di Seul
Il ministro degli Esteri nipponico Yoshimasa Hayashi ha osservato che l'impatto dell'invasione russa «non sarà limitato all'Europa e potrebbe interessare anche l'Asia orientale», spiegando che il governo deve ancora analizzare se esista una connessione tra l'ultimo lancio di missili del Nord e la crisi in Ucraina. L'inviato speciale cinese sulle questioni coreane, Liu Xiaoming, ha riferito di aver parlato dell'ultima iniziativa nordcoreana con la sua controparte americana, Sung Kim, sottolineando che, nella situazione attuale, «le parti interessate dovrebbero essere caute nelle parole e nelle azioni» per «prevenire l'escalation della tensione». Gli Usa, ha scritto su Twitter l'ex ambasciatore cinese a Londra, dovrebbero seguire l'approccio «del principio graduale e sincronizzato», di concessioni contestuali a fronte passi fatti da Pyongyang sulla denuclearizzazione, oltre ad «affrontare le legittime e ragionevoli preoccupazioni della Corea del Nord con maggiore attenzione, in modo da creare le condizioni per riavviare il dialogo». Il 30 gennaio, il Paese eremita aveva testato un missile balistico a raggio intermedio, ritenuto il primo lancio di un vettore del genere da novembre del 2017, pochi giorni dopo la minaccia sulla ripresa dei test nucleari e sui missili balistici intercontinentali, riavviando tutte quelle «attività» che aveva temporaneamente sospeso per creare un clima di fiducia con gli Stati Uniti.