Caccia russo tentò di abbattere un jet britannico sul Mar Nero nel 2022. «A un passo dal casus belli con quel missile»

Giovedì 14 Settembre 2023
Caccia russo tentò di abbattere un jet britannico sul Mar Nero nel 2022. La Bbc: «Crisi evitata per un soffio»

A un passo dal casus belli, o quasi. Fu deliberato l'atto con cui un pilota russo, innescato da comunicazioni apparentemente ambigue con i comandi a terra, fece fuoco esattamente un anno fa contro un jet britannico della Raf in missione di pattugliamento sul Mar Nero, nello spazio aereo internazionale, sullo sfondo della guerra in Ucraina: lanciando un missile fuori bersaglio che tuttavia - almeno sulla carta - avrebbe potuto innescare uno scontro diretto fra la Russia di Vladimir Putin e un Paese Nato.

La rivelazione arriva dalla Bbc e da altri media del Regno Unito, in grado oggi di citare molteplici fonti interne alla Difesa, oltre a informazioni d'intelligence targate Usa, su quanto accadde davvero in quelle ore concitate nei cieli dell'Europa orientale.

La ricostruzione

E di fornire un racconto ben diverso rispetto alla presunta bugia di comodo diffusa all'epoca come versione ufficiale da Mosca - col placet di Londra - secondo cui l'incidente sarebbe stato frutto involontario di un qualche «guasto tecnico». L'episodio risale al 29 settembre 2022, quando il velivolo britannico venne intercettato da due caccia Su-27 russi. Stando alla ricostruzione aggiornata dei fatti - certificata secondo la Bbc dalle registrazioni delle conversazioni fra i Sukhoi e la base carpite attraverso i dispositivi in dotazione all'areo «di sorveglianza» di Sua Maestà - uno dei due piloti ritenne di aver ricevuto l'ordine di fuoco.

Il missile

E fece partire un missile (non è chiaro se per provare davvero a colpire gli intrusi o come avvertimento intimidatorio) che mancò l'obiettivo prima che il jet della Raf si allontanasse in fretta e furia. In realtà da terra l'ordine non era arrivato, ma le registrazioni rilevarono un'espressione giudicata ambigua, «avete il bersaglio»: espressione poco chiara e «poco professionale», secondo le fonti occidentali e che nei protocolli Nato «non sarebbe ammessa». Il pilota del secondo Sukhoi, peraltro, non solo non sparò, ma si rivolse al collega a maleparole, stando sempre alle intercettazioni.

 

Le ripercussioni

Poche ore dopo l'incontro ravvicinato ad alta quota, i vertici militari del Cremlino confermarono l'episodio minimizzandolo però come conseguenza di «un guasto tecnico», ed escludendo quindi uno scontro a fuoco voluto. Spiegazione che un paio di settimane più tardi l'allora ministro della Difesa d'Oltremanica, Ben Wallace, decise di farsi andar bene con tanto di dichiarazione pubblica: dicendosi convinto che la Russia non avesse in effetti voluto provocare, almeno nella circostanza specifica, alcuna «escalation ulteriore». Interpellata di nuovo adesso, una portavoce del dicastero ha glissato sulla versione 'correttà. «Il nostro intento - si è limitata a osservare - è sempre stato quello di proteggere le nostre operazioni ed evitare escalation non necessarie, pur informando l'opinione pubblica e la comunità internazionale». Come a dire: trasparenza, ma non fino alle soglie dell'apocalisse.

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