Lo Stato dimagrirà in periferia: la lista dei tagli da un miliardo

Martedì 25 Marzo 2014 di Andrea Bassi
Carlo Cottarelli
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Carlo Cottarelli stato onesto. Nel suo rapporto sui tagli alla spesa ha ammesso che il tema non stato adeguatamente trattato. Eppure il dimagrimento dello Stato centrale sul territorio è diventato uno dei mantra di Matteo Renzi. Nella sua intervista di domenica 23 marzo a Il Messaggero, il premier si è chiesto se valga ancora la pena avere, per esempio cento sedi dell’Agenzia delle Entrate o delle altre sedi periferiche dello Stato. Domanda retorica la cui risposta, secondo il premier, è ovviamente no. Lo Stato in periferia dovrà dimagrire. Una dieta che potrebbe portare nelle casse dello Stato, secondo i calcoli della spending review, più di un miliardo di euro in tre anni. L’elenco degli uffici territoriali del governo centrale da tagliare è lungo. Si va dalle 103 sedi della Ragioneria generale dello Stato, alle 103 commissioni tributarie provinciali, alle 109 direzioni regionali e territoriali del lavoro, passando per le 108 sedi del Cnr, il Centro Nazionale di Ricerca, alle 120 soprintendenze artistiche e archivi di Stato. Ed ancora, i 109 archivi notarili distrettualisenza contare, ovviamente, le prefetture. Su queste ultime, per esempio, si era già concentrato il lavoro del sottosegretario del governo Monti, nonché uno dei massimi esperti di spesa pubblica italiana, Piero Giarda. Nel suo dossier sulla spending review aveva fatto i conti al centesimo per le sedi territoriali del governo. Le prefetture, aveva spiegato, costano 463 milioni di euro solo di personale, quasi 90 milioni di acquisto di beni e servizi, un po’ meno di 30 milioni li spendono per interventi straordinari, e poi ci sono tre milioni di ammortamenti. Morale della favola, complessivamente costano poco meno di 600 milioni l’anno.



DOVE CALA LA SCURE

Giarda aveva proposto di tagliare le prefetture per risparmiare almeno 100 milioni di euro l’anno. Cottarelli ha rilanciato, spiegando che i risparmi, se sommati a quelli di capitanerie di porto e vigili del fuoco, possono anche arrivare a 400 milioni. E lo stesso vale anche per tutte le altre articolazioni territoriali dello Stato centrale. Il punto è che, almeno secondo Cottarelli, avrebbero dovuto essere i singoli ministri a presentare entro settembre di quest’anno dei piani di riduzione delle sedi. Da domani, invece, Cottarelli sarà a Palazzo Chigi dove le decisioni sui tagli sono state accentrate. Dunque anche su questo filone la decisione finale spetterà direttamente a Matteo Renzi. Ma qualcosa già si sta delineando. I risparmi dovrebbero avvenire soprattutto tramite la soppressione di sedi con carichi di lavoro modesti e l’accorpamento degli uffici ministeriali in pochi uffici demaniali. Un po’ sulla falsa riga di quelle «case del governo» che erano state a suo tempo ipotizzate anche da Silvio Berlusconi ma che poi erano rimaste lettera morta. Anche perché calare le forbici sulle sedi territoriali non è cosa semplice. Come dimostra, per esempio, l’esperienza dell’Agenzia delle entrate. Il Fisco ha sul territorio 107 uffici che si occupano di accertamento, cioè di stanare gli evasori. Poi ci sono 300 sportelli per il cittadino. Di questi sono stati già chiusi una ventina, ma ogni volta che si cala una saracinesca è un fioccare di proteste a livello locale. Ma per capire quanto sia difficile basta ricordare la recente esperienza della chiusura dei tribunali «minori», portata a casa solo dopo una durissima battaglia. Del resto, come dice il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, «non si possono far sparire 34 miliardi di spesa pubblica senza che nessuno se ne accorga. Ma la spending review», conclude, «va difesa a spada tratta».

Ultimo aggiornamento: 15:44

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