L'uscita flessibile
ll tema più caldo all'esame dell'esecutivo e delle parti sociali è la definizione di un’uscita flessibile rispetto alle regole in vigore, che prevedono la pensione di vecchiaia con 67 anni di età e quella di anzianità con 42 anni e 10 mesi di contributi (1 anno in meno per le donne). Questi requisiti nei prossimi anni riprenderanno ad essere adeguati in base all’aumento della speranza di vita. L’idea di fondo è che la flessibilità si debba basare su uno scambio: i lavoratori accedono alla pensione alcuni anni prima accettando però una riduzione dell'assegno. Di quanto però? E con quale criterio dovrebbe essere calcolata? Al tavolo tra governo e sindacati le carte sono ancora parzialmente coperte e tutto dipenderà da dove si fisseranno questi paletti.