Statali, per i rinnovi si parte dalla Sanità: previsti aumenti pari in media a 289 euro al mese

L’ipotesi di rinnovo dell’accordo dei medici per il triennio 2019-2021 è stato appena sottoscritta dall’Aran (l’agenzia che negozia i rinnovi per conto del governo) e i sindacati. Riguarda 134.600 camici bianchi

Sabato 30 Settembre 2023 di Francesco Bisozzi
Statali, per i rinnovi si parte dalla Sanità

Il governo tende la mano agli statali e nella Nadef si impegna a finanziare i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, scaduti da 20 mesi.

Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza si legge che nella prossima legge di bilancio «saranno destinate risorse per le cosiddette politiche invariate, quali quelle relative ai rinnovi contrattuali della pubblica amministrazione oltre ad altre spese necessarie per preservare la continuità dei servizi pubblici». Di più. «Sempre nell’ottica di un recupero del reddito disponibile delle famiglie, la legge di bilancio finanzierà anche il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, con una particolare attenzione al settore sanitario», precisa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’ipotesi di rinnovo dell’accordo dei medici per il triennio 2019-2021 è stato appena sottoscritta dall’Aran (l’agenzia che negozia i rinnovi per conto del governo) e i sindacati. Riguarda 134.600 camici bianchi: previsti aumenti pari in media a 289 euro al mese. Ora tocca al periodo 2022-24. Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, avrebbe chiesto sei miliardi di euro per far sedere i sindacati al tavolo delle trattative per il rinnovo. Se si considerano anche le risorse necessarie per gli aumenti della sanità e dei dipendenti locali, rispettivamente a carico delle Regioni e dei Comuni, l’asticella sale a dodici miliardi di euro. Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza non ci sono però cifre a cui aggrapparsi. Del resto il numero uno di Palazzo Vidoni lo aveva già annunciato nei giorni scorsi: per avere un’idea precisa delle risorse che il governo avrà effettivamente a disposizione per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici bisognerà aspettare il nuovo patto di stabilità europeo. 

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L’ATTESA

Insomma la partita è ancora tutta da giocare e difficilmente prima della fine di ottobre gli statali conosceranno quale destino li attende. A ogni modo, la trattativa per i rinnovi dei contratti richiederà diversi mesi. Ecco perché appare scontato a questo punto la riconferma del bonus una tantum, ovvero l’aumento dell’1,5 per cento della retribuzione concessa nel 2023 ai lavoratori dello Stato per aiutarli a superare il caro prezzi. Non parliamo di molti soldi visto che il bonus ha portato nelle tasche di un semplice assistente appena 30 euro in più al mese. Ai dirigenti è andata meglio: per loro circa 60 euro di benefit mensile. Tuttavia, la mancata riconferma dell’emolumento rischierebbe di mandare su tutto le furie 3,2 milioni di dipendenti pubblici che, di fatto, si vedrebbero decurtare (anziché aumentare) i soldi in busta paga. L’inflazione, ha calcolato il sindacato Confal-Unsa, si mangia in media 342 euro al mese dello stipendio degli statali. Non sono pochi: il totale annuo arriva a rasentare, per intenderci, i 4.450 euro. Quest’anno i lavoratori dello Stato hanno beneficiato, oltre che dell’una tantum, anche del taglio del cuneo fiscale. Sono infatti circa 860 mila gli statali che in virtù di uno stipendio annuo compreso tra 25 e 35 mila hanno ottenuto quest’anno una decontribuzione del 6 per cento, mentre quelli con una retribuzione inferiore alla soglia dei 25 mila euro, per i quali è previsto uno “sconto” del 7 per cento, sono 335 mila. Parliamo dunque di un dipendente pubblico su tre. Il ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo ha anche ricordato nelle passate settimane che dal suo arrivo a Palazzo Vidoni sono stati rinnovati i contratti dal 2019 al 2021 per circa 2,5 milioni di dipendenti dello Stato. 

Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 09:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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