Reddito di cittadinanza, arriva il decreto per i corsi di formazione: incentivo di 350 euro

Gli enti locali: «I centri per l’impiego non sono pronti, serve una fase di transizione»

Martedì 1 Agosto 2023
Reddito di cittadinanza, cosa può fare chi l'ha perso? I prossimi passi (anche per avere ancora l'assegno unico). Domande e risposte

Il governo prova a stringere le maglie delle norme per garantire una transizione ordinata tra il vecchio Reddito di cittadinanza e i nuovi strumenti: da una parte l’assegno di inclusione dall’altra i 350 euro del Supporto alla formazione e al lavoro, riservato ai nuclei familiari senza componenti minori ultrasessantenni o disabili. In particolare dovrebbe essere in dirittura d’arrivo il decreto ministeriale con i criteri relativi ai corsi di formazione ai quali dovrà partecipare chi appartiene alla seconda categoria.
Il punto è proprio questo: al momento non sono all’orizzonte modifiche del decreto 48, il provvedimento varato ai primi di maggio che ha rivoluzionato tutta la materia.

Mentre proseguono le proteste in varie città italiane, si cerca invece di fare in modo che tutto sia pronto per settembre, quando appunto il Supporto per la formazione e il lavoro dovrebbe diventare operativo. Ieri sul tema si è svolta una riunione tra ministero del Lavoro, Anpal e Regioni. Al centro proprio il destino dei 159 mila nuclei con componenti considerati “occupabili”, che non riceveranno più il reddito di cittadinanza e non avranno diritto al nuovo assegno di inclusione. L’importo, come detto, è di 350 euro mensili per un periodo massimo di 12 mesi; ma va ricordato che l’indennità in questione può essere percepita da più membri della famiglia, qualora siano rispettati i requisiti, e dunque è potenzialmente più alta.

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L’ATTIVAZIONE

Queste persone devono comunque rivolgersi ai centri per l’impiego, secondo la nuova filosofia voluta dal governo per cui agli interessati viene richiesto di attivarsi. E l’attivazione dovrà avvenire attraverso la piattaforma Siisl (sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa). A questo proposito il ministero del Lavoro ha confermato alle Regioni che la piattaforma «sarà regolarmente attiva a partire dal primo settembre». Al suo interno verrebbero inseriti tutti coloro che sono nel programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori). Al sistema affluirebbero anche - grazie all’interoperabilità con le altre banche dati - le proposte di formazione e i tirocini, che già ora sono proposti dai centri per l’impiego delle Regioni. E a proposito di formazione, come accennato, è atteso dopo il passaggio in Conferenza Stato-Regioni il provvedimento con il quale saranno specificati criteri e caratteristiche dei corsi (dovrebbero essere ammessi anche quelli on line).
Inoltre «al fine di velocizzare il più possibile la presa in carico di tutti i potenziali beneficiari delle nuove misure», lo stesso dicastero «sta seguendo con attenzione il potenziamento della rete territoriale dei Centri per l’Impiego, obiettivo perfettamente in linea con i focus del Pnrr». Con queste finalità nei prossimi giorni sarà convocato un nuovo incontro.

Destino diverso per altri 88 mila nuclei che pur non includendo minori ultrasessantenni o disabili rispettano il requisito alternativo, inserito nel decreto 48 durante l’iter di conversione. Ovvero avere al proprio interno «componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione». La nota del ministero del Lavoro precisa che per questi cittadini «i servizi sociali hanno già avviato la fase della valutazione multidimensionale successiva alla presa in carico avvenuta sin dai primi giorni del mese di luglio». Anche loro quindi avranno in via provvisoria il reddito di cittadinanza ancora fino a dicembre, mentre dal prossimo anno risulteranno beneficiari dell’assegno di inclusione. Si tratta di un tentativo di rassicurazione dopo l’allarme scatenato dalle comunicazioni dell’Inps (via sms o email) sulla sospensione del beneficio del reddito. Comunicazioni certamente legate alle norme di legge ma che - si ragiona in ambienti governativi - avrebbero potuto essere gestite meglio.

LE PERPLESSITÀ

Tutto bene quindi? Fino a un certo punto, almeno a guardare la questione dal punto di vista delle Regioni. Alcuni rappresentanti degli enti territoriali sono usciti ieri dalla riunione con più di un dubbio, in particolare sull’effettiva operatività della piattaforma, della quale lamentano di non conoscere «caratteristiche e funzionalità». La richiesta, se le cose non dovessero andare lisce come assicura l’esecutivo, è di una «modalità transitoria». E perplessità ci sono anche sull’effettiva capacità dei centri per l’impiego di fare fronte a questa nuova ondata di adempimenti. Come già avvenuto con il reddito di cittadinanza, la debolezza delle strutture è legata anche alla dotazione di personale che in particolare in alcuni territori risulta insufficiente.

Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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