Pnrr, sì alla terza rata. Nell’intesa con la Ue il rinvio di 500 milioni. Il governo annuncia: «Entro la fine dell’anno 35 miliardi»

Spostato al 2026 l’obiettivo di 60mila posti letto universitari

Giovedì 20 Luglio 2023 di Francesco Bechis
Pnrr, lo stato dell'arte (dopo lo sblocco della terza rata) e gli effetti sull'economia

Dopo lo stallo, l’intesa. L’Italia incasserà entro il 2023 tutti i fondi della terza e della quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): 35 miliardi di euro.

Niente sconti, né penali da pagare alla Commissione europea. 

L’ACCORDO

Un sorriso solca il volto di Raffaele Fitto, ministro al Pnrr al tavolo della “cabina di regia” sul Recovery italiano convocata di fretta ieri pomeriggio a Palazzo Chigi. Riunione fulminea, di pochi minuti. Quanto basta per annunciare l’accordo trovato a fatica e dopo lunghe trattative con Palazzo Berlaymont. Ecco il tetris finale: per la terza rata del piano saranno erogati 18,5 miliardi di euro, dunque mezzo miliardo in meno dei 19 preventivati. La perdita sarà però compensata con il pagamento della quarta rata, che ammonterà a 16,5 miliardi di euro. La somma totale, promette il governo, «sarà incassata per intero». A sbloccare l’impasse l’accordo trovato sulla creazione di 7500 nuovi posti letto negli studentati italiani entro la fine del 2022, il “target” della terza rata finito al centro dei riflettori della Commissione. Per mesi i funzionari di Bruxelles hanno contestato al governo italiano di non aver raggiunto in tempo l’obiettivo perché molti dei posti letto individuati erano pre-esistenti e dunque non nuovi. Ora però si è arrivati a un compromesso. Il target intermedio degli studentati sparirà, al suo posto l’Italia dovrà centrare l’obiettivo finale previsto dal Pnrr: creare 60mila posti letto per gli studenti entro la fine del 2026. Un obiettivo “qualitativo” - l’Italia dovrà dimostrare di aver avviato le gare e le procedure necessarie - che sarà legato non più alla terza, ma alla quarta rata del Pnrr. Di qui il travaso di fondi: i 519 milioni di euro per i posti letto universitari passeranno dalla terza alla quarta tranche del piano. «Preserveremo gli obiettivi finali al 2026 e preserveremo i fondi», esulta uscendo dalla cabina di regia la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. 

Un compromesso a ribasso, accusano dalla minoranza. «Non arrivano 500 milioni di euro per gli studenti, noi saremo al loro fianco» tuona la segretaria del Pd Elly Schlein. «Il caos continua, meno male che erano pronti», è l’affondo del neo-capogruppo al Senato di Azione-Iv Enrico Borghi. Ovunque, fra i banchi delle opposizioni, il leit-motiv è lo stesso: il governo aveva promesso di non voler accettare una terza rata decurtata. Invece così sarà, anche se alla fine i conti dovrebbero tornare. 

L’intesa invece viene accolta con favore da Bruxelles. «Per noi si tratta di un’intesa positiva, abbiamo lavorato molto in queste settimane», sospira Paolo Gentiloni, commissario all’Economia. È suo il telefono che da Palazzo Chigi hanno fatto squillare di continuo per superare uno stallo durato tre mesi. Un lavoro di cesello fatto di telefonate, video-call e voli tra Roma e Bruxelles e una trattativa dove non sono mancati momenti di tensione per i continui, sempre più puntigliosi rilievi della Commissione sul piano italiano. L’accordo fa comunque tirare un sospiro di sollievo alla premier Giorgia Meloni e soprattutto tranquillizza il Tesoro che sull’erogazione dei 35 miliardi europei deve poter fare affidamento perché i conti quadrino a fine anno. I fondi Ue arriveranno, dunque. Quando? Per la terza rata l’opzione più probabile è che la Commissione invii il bonifico al Mef a settembre. Anche se non è escluso, lo ha detto ieri lo stesso Gentiloni, che i 18,5 miliardi di euro possano arrivare già «nelle prossime settimane». Quanto alla quarta rata, i cui target scadevano lo scorso 30 giugno, dovrebbe essere erogata a dicembre. Il condizionale è d’obbligo, perché prima di pagare il rimborso la Commissione dovrà verificare l’effettivo raggiungimento dei 28 obiettivi. E approvare le modifiche richieste dal governo italiano e inviate a Bruxelles con il semaforo verde della cabina di regia convocata ieri.

LE TRATTATIVE

Fra i ritocchi da concordare c’è la costruzione di 1857 nuovi asili nido e 333 scuole dell’infanzia. Obiettivo spinoso: i sindaci hanno già avviato le progettazioni ma il caro-materiali dovuto alla guerra in Ucraina ha gravemente impattato i costi e rallentato le procedure di affidamento. Qui il governo replicherà il copione degli studentati. Ovvero chiederà di rivedere l’obiettivo intermedio di aggiudicazione e di fissarne uno nuovo, finale, entro la fine del 2026. «La Commissione valuterà formalmente l’emendamento proposto - fa sapere un portavoce da Bruxelles rassicurando sui conti pubblici italiani -. Non prevediamo modifiche all’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia dovrebbe ricevere entro il 2023». 

Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA