Pensioni, come si andrà nel 2024? Quota 103, Opzione Donna, Ape sociale e anzianità: ecco la guida e le simulazioni

Cambiano i requisiti per quota 103, opzione donna, ape socialePensioni, come si lascerà il lavoro nel 2024? Quota 103, Opzione Donna, Ape sociale e anzianità: ecco la guida e le simulazioni

Lunedì 30 Ottobre 2023 di Giusy Franzese
Pensioni, come si andrà nel 2024? Quota 103, Opzione Donna, Ape sociale e anzianità: ecco la guida e le simulazioni

Non cambia nulla per i lavoratori che maturano i requisiti per andare in pensione di vecchiaia (67 anni di età), invece per gli altri che ambivano a lasciare il lavoro nel 2024 con gli altri canali, le novità - a meno che il testo della manovra non cambi - sono tante e significative.

Riguardano sia la consistenza dell’assegno, che sarà più basso rispetto alle regole in vigore ora, sia i tempi in cui potranno davvero smettere di lavorare a causa dell’allungamento delle cosiddette finestre. Vediamo perché.

I “quotisti”

Dopo un lungo braccio di ferro all’interno delle stesse forze di governo, la Lega è riuscita a riportare la quota (somma tra età anagrafica e contributi) dalla paventata quota 104 all’attuale 103. Ma non alle condizioni vigenti. Perché - causa ristrettezze di bilancio - chi ha i requisiti per accedere nel 2024 a quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) dovrà accontentarsi di un assegno  calcolato esclusivamente con il metodo contributivo, che generalmente è più penalizzante del mix tra retributivo e contributivo utilizzato finora per questo canale. 

Di fatto chi nel 2024 ha maturato 41 anni di contributi (e quindi ha iniziato a lavorare nel 1983 senza buchi contributivi, oppure ha iniziato dopo ma ha poi riscattato la laurea) e ha compiuto 62 anni di età, accedendo alla nuova quota 103 subirà una penalizzazione dell’assegno che varia a seconda della propria storia contributiva. La regola generale è: più sono gli anni che finora si calcolavano con il metodo retributivo, più la penalizzazione è alta. Incide molto anche il tipo di carriera. 

La nuova 103 prevede anche altri paletti che potrebbero scoraggiare chi matura i requisiti: Il tetto dell’assegno e la finestra di uscita. Nel primo caso il tetto viene abbassato: l’assegno che si percepisce fino al momento del raggiungimento anagrafico di vecchiaia (attualmente 67 anni) non potrà superare quattro volte il trattamento minimo Inps, mentre la norma vigente lo fissava a cinque. Quindi dal prossimo anno chi accede a quota 103 non potrà avere un assegno superiore a circa 2.255 euro lordi al mese (1.750 euro netti circa), contro i 2.818 lordi di chi è riuscito ad utilizzare questo canale di pensionamento anticipato nel 2023. Il taglio non è a vita: una volta compiuti i 67 anni di età (sempre che le prossime riforme non aumentino anche questo requisito per la pensione di vecchiaia), l’assegno sarà “pieno”, ovvero calcolato secondo quanto maturato (sempre però con il metodo interamente contributivo). 

La finestra di uscita

Cambia, come detto, anche la cosiddetta finestra di uscita, ovvero il periodo ulteriore di attesa tra la maturazione dei requisiti e il pensionamento effettivo, che si allunga a sette mesi per i dipendenti privati (dagli attuali tre) e a nove mesi per i dipendenti pubblici (dagli attuali sei). 
Nel decidere se diventare pensionati “quotisti”, bisogna ricordare anche che non è consentito il cumulo con altre prestazioni lavorative. 

Opzione donna

Resta anche nel 2024 la possibilità di uscita anticipata per le donne. Ma anche in questo caso la manovra “stringe i bulloni” rispetto al 2023 (che già a sua volta ha visto una stretta sui requisiti, a partire dalle categorie interessate limitate solo alle donne licenziate da imprese con tavolo di crisi aperto presso il Ministero delle imprese e Made in Italy, caregiver o invalide almeno al 74%. Dal 2024 (fermo restando le stesse categorie) potranno accedere a questo canale le donne che hanno compiuto 61 anni di età compiuti entro dicembre 2023 (contro i 60 delle norme vigenti). Il requisito anagrafico è ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due. Servono inoltre 35 anni di contributi nel 2023. Il calcolo dell’assegno resta con il contributivo totale a vita, ovvero non aumenterà al compimento dei 67 anni di età (come con quota 103). Anche opzione donna prevede delle finestre di uscita: 12 mesi per le lavoratrici dipendenti; 18 mesi per le autonome.

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Ape sociale

Stretta dei requisiti anche in questo caso. Il requisito anagrafico per accedere a questo ammortizzatore sociale nel 2024 aumenta di 5 mesi, portando quindi l’età a 63 anni e 5 mesi. Diminuisce anche la platea: dal 1° gennaio 2024, infatti, la bozza di manovra cancella l’ampliamento delle categorie di lavoratori gravosi riconosciuto nel biennio 2022-2023 dalla legge n. 234/2021 e dalla legge n. 197/2022. Perderanno il diritto a prepensionarsi con questo canale, quindi, le 23 professioni incluse in seguito al rapporto della Commissione tecnica presieduta dall’ex Ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Si tratta, ad esempio, dei professori della scuola primaria e pre-primaria, magazzinieri, facchini, estetisti, portantini, artigiani, tecnici della salute. Restano invece le categorie dei disoccupati, caregiver, invalidi con almeno il 74% e impegnati in lavori gravosi. Per utilizzare l’Ape sociale servono 30 anni di contributi (36 per le categorie di lavoratori gravosi).

La prestazione diventa inoltre non cumulabile con i redditi da lavoro dipendente ed autonomo ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale fino a 5mila euro annui lordi. Attualmente invece la prestazione è cumulabile sino ad un massimo di 8.000 euro di reddito da lavoro dipendente o parasubordinato e 4.800 euro come lavoro autonomo. 
Si ricorda che l’Ape sociale consiste in un sussidio ponte mensile d’importo massimo di 1.500 euro lordi al mese (senza 13^ e senza rivalutazione all’inflazione) a carico dello Stato sino, per l’appunto, al conseguimento dei 67 anni. Poi scatta la pensione di vecchiaia.  

Pensionamento anticipato legge Fornero

La manovra non tocca i requisiti per andare in pensione, secondo quanto stabilito dalla cosiddetta legge Fornero, con i criteri ordinari. Resta quindi la pensione anticipata, che prevede, sino al 31.12.2026, nessun vincolo anagrafico se si hanno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, più 3 mesi di finestra. Il requisito contributivo può essere raggiunto anche in regime di cumulo ossia sommando, ai soli fini del diritto a pensione, la contribuzione accreditata presso gestioni previdenziali diverse, comprese le casse professionali.  

Pensione di vecchiaia

Restano gli stessi requisiti attuali: 67 anni di età, almeno 20 di contributi

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