La norma era spuntata nell'ultima bozza del decreto lavoro. Nel testo esaminato nel consiglio dei ministri del primo maggio, era stata prevista una sorta di "indennità" di 500 euro che le imprese avrebbero dovuto versare ai lavoratori assunti con contratti di lavoro a tempo determinato nel caso in cui non avessero stabilizzato l'assunzione.
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Come cambia la durata dei contratti
In sostanza vengono "attenuati" i vincoli introdotti con il decreto cosiddetto "dignità" approvato dal governo Conte 1, quello sostenuto da una maggioranza di cui facevano parte Lega e Movimento Cinque Stelle e che aveva stabilito che qualsiasi contratto a termine oltre i 12 mesi avrebbe dovuto contenere una precisa causali: esigenze temporanee e oggettive, estranee all'ordinaria attività; esigenze di sostituzione di altri lavoratori; esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell'attività ordinaria. Con il provvedimento adottato il primo maggio, invece, i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non eccedente i 24 mesi: nei casi previsti dai contratti collettivi; per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, individuate dalle parti, in caso di mancato esercizio da parte della contrattazione collettiva, e in ogni caso entro il termine del 30 aprile 2024; per sostituire altri lavoratori. Viene inoltre alzata la soglia delle cosiddette prestazioni di lavoro occasionale, ossia i cosiddetti "voucher" da 10mila a 15mila euro per chi opera nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e parchi di divertimento.
La clausola per la proroga
L'ammorbidimento delle causali nei contratti a termine ha subito alzato il livello dello scontro politico, con i sindacati che hanno contestato la norma parlando di una ulteriore "precarizzazione" del mercato del lavoro. Tesi contestata dal ministro del lavoro Marina Elvira Calderone. Secondo il ministro l'intervento «elimina le causali di difficile applicazione e che potevano generare contenzioso». Il decreto «affida alla contrattazione collettiva la definizione delle causali. Poi c'è una clausola per cui, laddove non c'è una previsione da parte del contratto, si dà alle parti la possibilità di prorogare per una finestra temporale limitata con un richiamo alle ragioni tecnico produttive». I numeri del contratto a termine, secondo Calderone, dicono che la questione delle causali riguarda il 2,5% dei contratti a termine: «Il 97% dura meno di 12 mesi. Il cambiamento riguarda meno del 3% dei contratti, per i primi 12 mesi non ci sono causali». Per i patti individuali la scadenza è al 30 aprile 2024 «per dare tempo alla contrattazione collettiva di poter normare l'aspetto causali. Non è un tema che impensierisce. Vanno rinnovati i contratti, credo sia uno strumento per incentivare una nuova stagione di accordi».