Non è finita. Dopo i forti tagli del 2023 la febbre dei rincari in bolletta si preannuncia per la seconda metà dell’anno.
LE PREVISIONI
Sul gas, infatti, «incide la stagionalità», ricorda Besseghini. «Quando si avvicina l’inverno, probabilmente vedremo un pò di rimbalzi del prezzo, anche per effetto della rimozione di quegli elementi di protezione che erano stati introdotti precedentemente ma in una spesa complessiva per le famiglie che andrà comunque riducendosi, per l’inevitabile avvicinarsi ed inoltrarsi nella stagione calda». Se confermate le stime Arera, si tratterebbe di una stangata pari a 317 euro annui a famiglia (+160 euro l’elettricità, +157 euro il gas) rispetto alle tariffe attuali, stima il Codacons che chiede al governo di non farsi trovare impreparato. Lo stesso Besseghini in qualche modo chiede al governo di stringere i tempi e prepararsi ai nuovi rincari, con tanto di decreto attuativo per il “contributo” sul riscaldamento che scatta nel caso i prezzi medi del gas superino 45 euro per megawattora (le quotazioni medie di aprile sono di 47 euro).
LA SOGLIA
«I “forward” di questo momento (le aspettative di prezzo per i prossimi mesi, ndr)», ha puntualizzato Besseghini, «ci dicono che il “trigger” del contributo si attiverebbe, quindi dobbiamo lavorare nell’ottica di essere pronti per poterlo erogare». L’articolo 3 del decreto prevede la possibilità di erogare, previa adozione di un decreto interministeriale, un contributo in quota fissa e differenziato per zone climatiche a parziale compensazione delle spese di riscaldamento sostenute dalle famiglie, ad eccezione di quelle già titolari del bonus sociale. Un bonus che si applica solo nei mesi invernali che potrebbe riguardare oltre 18 milioni di utenze (pari a 23,5 milioni di clienti domestici residenti meno circa 5 milioni di titolari di bonus sociale).
LE CRITICITÀ SUI TEMPI
Ma è sui tempi di copertura del bonus che si concentrano le perplessità dell’Autorità, preoccupata che le famiglie rimangano senza aiuti. «L’orizzonte della misura bonus riscaldamento limitato al solo trimestre ottobre-dicembre 2023», scrive nella memoria il presidente, «presenta criticità sotto il profilo della protezione dei consumatori nell’intero periodo invernale 2023/24, dato che eventuali prezzi elevati del gas nei mesi tra gennaio e marzo 2024 non darebbero luogo al contributo previsto». Non solo: tre mesi di copertura non sembrano giustificare l’impegno chiesto ai venditori per adeguare i sistemi di fatturazione. Di qui i dubbi sottolineati per «il rapporto benefici/costi dell’implementazione della misura che richiede importanti aggiustamenti dei sistemi informativi dei venditori».
Attenzione quindi ai tempi di implementazione della misura. Affinché sia concesso agli operatori il tempo tecnico necessario per rendere il contributo efficace già dal primo mese di attuazione, «è essenziale che il previsto decreto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sia effettivamente adottato quanto prima, tenendo conto anche dei tempi necessari per la successiva consultazione prodromica al provvedimento dell’Autorità».
I CONTATORI INTELLIGENTI
Inoltre, Besseghini si concentra sulle modalità di applicazione. «Si ritiene necessario chiarire, in sede di conversione del decreto-legge in esame, che il contributo in quota fissa e differenziato per zone climatiche deve essere applicato tramite le bollette elettriche». Grazie anche ai contatori intelligenti, questo «permette di raggiungere tutta l’utenza domestica residente e di erogare il contributo indipendentemente dal tipo di combustibile utilizzato per il riscaldamento». E in quanto erogato in quota fissa «costituisce un incentivo al risparmio energetico». Infine, va scelta «la soluzione meno complessa sotto il profilo dell’attuazione», data la vastità della platea.
IL FINANZIAMENTO
L’Autorità considera possibili due opzioni di finanziamento della misura. La prima prevede il trasferimento delle somme stanziate alla Csea (come già avviene per il bonus sociale) e da questi alle imprese distributrici (di energia elettrica, per quanto detto sopra) che a loro volta passerebbero i fondi ai venditori. Una seconda opzione più semplice prevede, invece, un ruolo dell’Agenzia delle Entrate, che girerebbe le risorse che direttamente alle società di vendita. Il modello, in questo caso, è quello già scelto per gli aiuti in bolletta decisi dai tedeschi.