Caro benzina, la falla del taglia-accise: scatta se sale il petrolio, non il carburante

Il meccanismo dell'accisa mobile si attiva solo se il greggio supera in media per due mesi gli 82 dollari

Sabato 19 Agosto 2023 di Andrea Bassi
Caro benzina, la falla del taglia-accise: scatta se sale il petrolio, non il carburante

Le associazioni dei consumatori attaccano. E anche le opposizioni. E del resto hanno gioco facile. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, del taglio delle accise sulla benzina ha fatto un cavallo di battaglia. Il taglio è stato inserito nel programma elettorale, e anche dai banchi del governo, a febbraio di quest’anno, aveva promesso che se il prezzo avesse superato i 2 euro al litro sarebbe intervenuto per abbassare le accise. Un discorso analogo vale per Giorgia Meloni.

Sui social gira un video in cui l’attuale premier si reca con l’auto a un distributore e scopre, con sconcerto, che più della metà di quanto paga per il pieno va allo Stato. Ma usciti dalla campagna elettorale ed entrati nella “stanza dei bottoni”, sia Meloni che Salvini hanno dovuto prendere atto della difficoltà di tagliare le accise sulla benzina e sul diesel.

Benzina, Urso: «Le accise non si toccano, servono a ridurre il cuneo. Tutte le risorse andranno ai redditi bassi»

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ricordato ieri in un’intervista al Messaggero, che ridurre le accise di 25 centesimi al mese (30 compresa l’Iva) come aveva fatto Mario Draghi, costerebbe un miliardo al mese. Solo che Draghi aveva potuto adottare le sue misure in un contesto di emergenza, con il Patto di Stabilità congelato e la possibilità di indebitarsi grazie al sostegno della Banca centrale europea. Il contesto adesso è cambiato. Completamente. Il controllo sui conti della Commissione europea è di fatto riattivato, e ridurre le accise sottrarrebbe soldi al principale obiettivo di politica economica del governo Meloni: il taglio delle tasse per i redditi medio-bassi attraverso la riduzione del cuneo fiscale.

Eppure il governo Meloni il problema delle accise se lo è posto sin da gennaio di quest’anno, quando gli “sconti” del governo Draghi erano stati eliminati. Nel decreto “trasparenza”, lo stesso che ha introdotto l’obbligo per le pompe di benzina di esporre un cartello con l’indicazione del prezzo medio del carburante, aveva inserito una norma che rispolverava la vecchia “accisa mobile” introdotta per la prima volta da Pierluigi Bersani quando era ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi. 

IL MECCANISMO
Il meccanismo funziona così: se il prezzo del petrolio sui mercati internazionali supera in media, e per almeno due mesi, quello fissato nel Def, il documento di economia e finanza, lo Stato rinuncia ad incassare il suo “extraprofitto”, ossia l’Iva sulle accise (che in fin dei conti è una tassa su un’altra tassa) e la restituisce agli automobilisti-consumatori attraverso una riduzione dell’accisa. Calcolare lo sconto è anche abbastanza semplice. Per ogni dieci centesimi di aumento del prezzo alla pompa, lo Stato ne restituirebbe 2,2. Non si tratterebbe insomma, del maxi sconto da 30 centesimi al litro del governo Draghi, ma solo di un piccolo aiuto quasi simbolico.

Ma ci sono una serie di paletti previsti dalla stessa norma del decreto “trasparenza” che rendono non proprio semplice l’attuazione di questo meccanismo. Il primo è che per attivarlo serve un decreto ministeriale adottato di concerto dal ministro dell’Economia (Giancarlo Giorgetti) e da quello dell’Ambiente (Gilberto Pichetto Fratin). E qui c’è già una prima piccola curiosità. Nella versione precedente della norma, la competenza era del ministro dello Sviluppo, che adesso si chiama del Made in Italy ed è guidato da Urso. 

Il secondo passaggio, quello più sostanziale, riguarda invece il prezzo del petrolio indicato nel Def. Il documento di economia e finanza approvato ad aprile di quest’anno dal governo, ha fissato l’asticella del barile nei conti pubblici a poco più di 82 euro. Negli ultimi due mesi il prezzo del petrolio (se si prendono in considerazione le quotazioni Wti) ha ballato attorno agli 80 dollari. La media, insomma, è rimasta sotto la soglia fissata dal governo nel Documento di economia e finanza. È pure vero che la norma prevede un correttivo, ossia la possibilità di tener conto delle quotazioni del quadrimestre precedente. Ma cambierebbe poco. Lo sconto dell’accisa mobile ballerebbe comunque attorno ai 4 centesimi al litro. Troppo poco per avere effetti tangibili. Ma toranre alla ricetta Draghi sarebbe come detto costoso. Meglio insomma, lasciare fieno in cascina per la prossima manovra, che avrà bisogno di tutte le risorse disponibili.
 

Ultimo aggiornamento: 16:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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