Ilva, piano da 6.000 esuberi: i progetti della cordata ArcelorMittal-Marcegaglia

Mercoledì 31 Maggio 2017 di ​Giusy Franzese
Ilva, piano da 6.000 esuberi: i progetti della cordata ArcelorMittal-Marcegaglia
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Quando hanno sentito i numeri i sindacalisti sono saltati sulla sedia: il salvataggio dell'Ilva passerà per un sacrificio occupazionale enorme. E questo sia se il gruppo verrà alla fine ceduto - come hanno suggerito i commissari straordinari dopo le analisi comparate delle offerte - alla cordata capitanata dal colosso mondiale Arcelor Mittal (insieme con Marcegaglia e con l'aggregazione di Intesa Sanpaolo); sia se invece il governo dovesse capovolgere il verdetto e dichiarare vincitrice l'altra cordata, AcciaItalia (Cdp, Jindal, Arvedi, Delfin). In entrambi i casi infatti gli esuberi sono compresi in una forchetta tra i cinquemila e i seimila lavoratori. Troppi, per i sindacati che speravano di poter tornare dagli attuali 4.100 cassintegrati con la bella notizia che almeno una parte di loro sarebbe potuta rientrare stabilmente in fabbrica. E invece l'atteso incontro al Mise con Calenda e i commissari è stato una doccia gelata. «La proposta è inaccettabile» afferma Maurizio Landini, leader Fiom. «Partiamo male, il prezzo per il lavoratori è troppo alto» dice Marco Bentivogli, numero uno Fim-Cisl. «Il piano deve cambiare» intimano in Uilm.

«Sarà lotta» promette Usb. «Ci opporremo fermamente» minacciano in Ugl-metalmeccanici. Insomma, le barricate sono pronte.

Domani è previsto un nuovo incontro. Calenda ha ribadito che l'indicazione dei commissari straordinari - Piero Gnudi, Corrado Carrubba e Piero Laghi - non è ancora l'aggiudicazione definitiva, la scelta spetta al governo. E i sindacati sperano che ci siano gli spazi per trattare sui livelli occupazionali. La casella dell'organico era una delle poche, nelle offerte, tenuta top secret fino ad oggi. E adesso si capisce il perché. Il fatto però è che - come detto - entrambe le cordate prevedono esuberi molto consistenti rispetto agli attuali 14.200 dipendenti del gruppo: AcciaItalia prevede di occupare in una prima fase 7.812 lavoratori (con 6.400 esuberi, quindi) per risalire nel 2024 a 10.812 occupati; percorso inverso per la cordata AmInvestco (quella che ha vinto la gara per i commissari) che partirebbe con più persone (9.407 occupati, con 4.800 esuberi) per poi scendere però a un organico di 8.480 persone (portando quindi gli esuberi a 5.800) nel 2021. 
 
Altro elemento che preoccupa i sindacati è la previsione sul costo della manodopera, che poi significa a quale livello le cordate vogliono posizionare l'asticella dei salari: il piano di Am Investco Italy prevede un costo medio annuo del personale di 52.000 euro; il piano di AcciaItalia si posiziona molto più basso: 43.000 euro. 

Domani se ne riparlerà. I sindacati sperano in un impegno da parte del governo a rivedere con la cordata vincitrice i numeri dell'organico. «In vista dellaggiudicazione cercheremo di far cambiare il piano sul numero degli esuberi. Riteniamo di poterci riuscire» dichiara Rocco Palombella, leader Uilm. Un minimo di spazio - secondo quanto riferito dal ministro Calenda e dai commissari durante l'incontro - già c'è: Aminvestco Italy infatti si è dichiarata disponibile a considerare durante i primi tre anni del piano ulteriori assunzioni a tempo determinato (oltre alle circa mille già previste) «nel contesto di una complessiva negoziazione con le rappresentanze sindacali su regolamentazione e riduzione dell'orario di lavoro». E secondo alcune indiscrezioni l'altra cordata, AcciaItalia, starebbe lavorando proprio su questo capitolo, limando gli esuberi, per tentare di convincere il governo a far pendere l'ago della bilancia dell'aggiudicazione finale a suo favore.
Ultimo aggiornamento: 09:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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