Fiat compra tutta Chrysler, Camusso:
ora dica cosa intende fare in Italia

Giovedì 2 Gennaio 2014
Susanna Camusso
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Dopo questo importante passaggio che definisce l'assetto proprietario indispensabile che Fiat dica cosa intende fare nel nostro Paese. Cos la leader della Cgil, Susanna Camusso, commentando la salita del Lingotto al 100% di Chrysler.



«Mi pare un fatto di grande rilevanza, anche in ragione delle sinergie possibili e auspicabili sui mercati mondiali, oltre che per il riposizionamento della multinazionale rispetto alle case costruttrici concorrenti». Ma, aggiunge Camusso, «dopo questo importante passaggio che definisce l'assetto proprietario è indispensabile che Fiat dica cosa intende fare nel nostro Paese, come gli stabilimenti italiani possano trovare la loro collocazione produttiva nel gruppo, così come auspichiamo che la direzione dell'impresa, intendendo con questo la direzione strategica e la progettazione, resti italiana e mantenga una presenza qualificata in Italia». Ed è «ora altrettanto indispensabile sapere su quali mercati Fiat intende competere e posizionarsi. L'alta gamma, infatti, vede oggi crescere la presenza del marchio sul mercato globale con modelli di qualità, ma ancora una volta da soli questi non garantiscono un futuro agli stabilimenti italiani».



Per il segretario generale della Cgil «è necessario quindi che gli auspicabili investimenti in Italia siano finalizzati a progettare nuovi modelli da lanciare sul mercato in grado di saturare la capacità produttiva italiana, perché solo cosi è possibile immaginare il mantenimento dei livelli occupazionali nel nostro Paese, da troppo tempo penalizzati e ridimensionati con il continuo e costante ricorso agli ammortizzatori sociali. Su queste basi e dopo l'annuncio di ieri - conclude - ci aspettiamo impegni e parole chiare da parte del management sul futuro dell'azienda in Italia, riprendendo un confronto sindacale, a partire da investimenti, assetti produttivi, rilancio del marchio e prodotti, con l'insieme delle organizzazioni sindacali presenti negli stabilimenti».



Se la Fiat è ora con l'acquisto definitivo della Chrysler un gruppo «globale» è anche merito dei sindacati italiani. Lo afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni in una nota sottolineando che l'acquisto è una notizia «positiva». «Spero che adesso - afferma - l'opinione pubblica italiana riconosca l'errore di aver bistrattato la strategia di Marchionne e l'azione responsabile della Cisl e degli altri sindacati in questi anni difficili per il settore auto nel nostro paese ed in Europa. Se oggi la Fiat è un vero gruppo globale è anche merito nostro».



«È un evento storico. Finalmente avremo una società globale in grado di reggere i prossimi decenni sul mercato automobilistico mondiale». Così il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, commenta l'accordo con cui tutta Chrysler passa alla Fiat. «Un'azienda forte, solida dal punto di vista finanziario avrà risorse per investire anche in Italia, vendere su tutti i mercati e garantire tutti i posti di lavoro. L'alternativa sarebbe stata la chiusura di tutti gli stabilimenti», osserva Angeletti. «Ora mi aspetto che, come è stato già assicurato, Fiat faccia gli investimenti negli stabilimenti italiani, con l'augurio che le macchine vengano poi vendute. Non basta infatti investire e produrre ma bisogna soprattutto vendere. Mirafiori e Cassino sono gli stabilimenti dove servono di più gli investimenti e i nuovi modelli». Per Angeletti, «è una stupidaggine porre il problema se il nuovo gruppo sia ora più americano. Molti italiani sono usciti dalla storia, stanno ancora nel ventesimo secolo, compreso qualche mio collega».



«Il re è nudo. Ora Fiat deve calare la carte sugli investimenti in Italia. Bisogna aprire subito un confronto sul destino di Mirafiori ma anche degli altri stabilimenti italiani». Lo afferma Vittorio De Martino, segretario generale della Fiom Piemonte. «Tutto era bloccato perchè bisognava risolvere il problema con Veba. Ora non ci sono più alibi, la Fiat dica cosa intende fare», osserva De Martino per il quale l'accordo già fissato per il 9 gennaio tra azienda e Fiom «è l'occasione per avviare il confronto sul futuro delle fabbriche italiane». «Era tutto previsto, un percorso segnato. Non ha neppure senso discutere di baricentro geografico che si sposta perché il baricentro è già negli Usa» dice Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese. «Mi aspetto che il governo chieda subito più chiarezza sugli stabilimenti italiani senza aspettare la fine del primo

trimestre».

Ultimo aggiornamento: 17:56

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