«Noi, capotreno donne addestrate da soldati»

Sabato 8 Ottobre 2022 di Maria Lombardi
«Noi, capotreno donne addestrate da soldati»

«Mi faccia parlare con il capotreno». «Eccola, ce l'ha davanti». «Lei, il capotreno?».

Sì, proprio lei. E c'è poco da fare quella faccia, gentile passeggero. In queste carrozze comanda Valentina Silvestri, train manager di Italo (romana, 51 anni). Ce ne sono ormai tante. Qualche problema con le donne in divisa? «Capita che alcuni viaggiatori, di solito uomini, non riconoscano la nostra autorità. In quei casi faccio un po' la spocchiosetta, rispondo con una battuta, sorrido e loro abbassano la cresta. C'è anche chi poi chiede scusa».


Riceve tante offese?
«Ci sono ancora persone che si aspettano di trovare uomini al nostro posto e qualcuno reagisce apostrofandoci in modo poco carino. Un signore, dopo aver chiesto del train manager, mi ha visto entrare in carrozza e con aria sfottente mi ha applaudita: brava, è arrivato il capotreno. Dopo aver ringraziato per l'applauso, ho chiesto il motivo di quell'accoglienza e ho risolto il problema: c'era un passeggero seduto accanto a lui che russava e non riuscivano a svegliarlo. L'ho fatto io».
Qualcuno in viaggio l'ha mai aggredita?
«Sono stata vittima di insulti, addirittura minacciata di morte. Per noi donne è comune l'aggressione verbale, quella fisica è più rara, almeno nei treni ad Alta Velocità. Dobbiamo essere in grado di gestire al meglio queste situazioni, mantenendo la calma e disinnescando la tensione. Comunque l'azienda ci ha addestrate alla difesa. Tutto il personale femminile ha seguito qualche mese fa corsi di Krav Maga, sono cominciati proprio l'8 marzo».
La tecnica di autodifesa delle forze armate israeliane.
«Non è un'arte marziale in cui si insegnano le mosse per rispondere all'attacco, questa è una tecnica di autodifesa. Abbiamo imparato a come liberarci dalla presa dell'aggressore e fuggire. Ma anche come prevenire gli attacchi e smorzare la rabbia. Ci fa sentire più sicure non solo sul lavoro ma anche quando torniamo a casa tardi, dopo aver viaggiato fino a mezzanotte. Ai corsi hanno partecipato anche le vittime di violenza ospitate nelle case rifugio gestite da Telefono Rosa. Mi sarebbero state utili, queste tecniche, quando a 28 anni sono stata aggredita per strada, un rapinatore mi ha puntato una pistola. Seguirà i corsi di Krav Maga anche mia figlia, quindicenne: l'azienda offre questa opportunità ai familiari, sorelle, mogli e figlie».
Come è arrivata a fare il capotreno?
«Per dieci anni ho lavorato come assistente di volo in Alitalia. Dopo il tanto agognato contratto a tempo indeterminato, è arrivata la cassa integrazione. Ero divorziata, avevo una figlia piccola e mi sono dovuta mettere a cercare un'altra soluzione. E l'ho trovata per caso. Un ex compagno di classe mi ha detto che un'azienda cercava personale. Ho superato i colloqui e sono stata assunta direttamente come capotreno, adesso sono anche tutor».
Più facile o più difficile gestire i passeggeri di un treno rispetto a un aereo?
«È diverso, sui treni la varietà di passeggeri è immensa. Sugli aerei è tutto più ovattato, c'è il filtro prima dell'imbarco e non troverai mai un viaggiatore senza biglietto. Gli sprovvisti, li chiamiamo così quelli che non pagano, capitano di frequente. Però la mia precedente esperienza sugli aerei mi ha aiutata. Bisogna essere un poco psicologi per avere a che fare con così tante persone, capire come prenderle, usare il tono giusto e portarle a ragionare».
Quante sono le colleghe capotreno?
«Adesso le train manager di Italo sono oltre il cinquanta per cento. È capitano che facessimo viaggi con soltanto donne a bordo, oltre le capotreno c'era anche una macchinista. Adesso in tutto sono una decina quelle che stanno nella cabina comandi. Una signora vedendoci ci ha detto: che bello, così tante donne, è come avere accanto degli angeli custodi, con voi mi sento protetta».
Ci sono stati episodi in cui si è trovata in difficoltà?
«Una volta è salito a bordo un ragazzo, si è messo a urlare e ha cominciato a spogliarsi. Un mio collega ha cercato di calmarlo ma non ci è riuscito, sono andata in suo aiuto. Quel tipo continuava a fare il pazzo, ma vedendo una donna ha un poco abbassato i toni perché temeva meno le mie reazioni. Gli ho chiesto il nome, per tranquillizzarlo. Dai Salvatore, gli ho detto, adesso rimettiti la maglietta e vieni a sederti. Abbiamo parlato, mi ha raccontato tutta la sua vita. Era un ex detenuto. Quando l'abbiamo fatto scendere dal treno, mi ha baciata».
E altre volte in cui ha avuto paura?
«Quando sono stata minacciata di morte. Ma ogni volta che qualcuno crea problemi chiediamo aiuto alla Polfer. Tra i più scatenati, ci sono i passeggeri che accompagnano qualcuno a bordo e poi non fanno in tempo a scendere quando il treno parte. Si mettono a urlare: mi avete sequestrato. Anche in quel caso, bisogna mantenere la calma e non lasciare che situazione diventi esplosiva. Io ho la capacità di sdrammatizzare, sono una simpatica burlona, anche cinica, il che non guasta».
 

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA