«La teoria del gender danneggia le donne»: Marty erede di Roland Barthes mette in guardia l'Occidente

Sabato 4 Settembre 2021 di Francesca Pierantozzi
«La teoria del gender danneggia le donne»: Marty erede di Roland Barthes mette in guardia l'Occidente

«Il gender è l'ultimo messaggio ideologico dell'Occidente al resto del mondo», ci dice Eric Marty. Docente di letteratura contemporanea all'Università di Parigi, amico e editore delle opere complete di Roland Barthes, l'ultimo erede dei grandi strutturalisti non vuole fare polemiche - assicura - ma soltanto il suo lavoro, ovvero: «fare luce sulle cose». E la cosa è altamente infiammabile: l'identità di genere, la sua teoria e la sua storia. «Dissociare il sesso biologico e il genere è un gesto moderno - dice Marty Ma è bene sapere che il sesso si può decostruire anche senza ricorrere al gender». Eric Marty sa bene di cosa parla: dell'identità di genere lui conosce la preistoria, il mondo intellettuale francese degli anni '70-'80, quello di Lacan, Derrida, Barthes cui si sono ispirati i teorizzatori moderni del gender, prima fra tutti l'americana Judith Butler. Un concetto all'inizio astratto, spiega Marty, che ha finito con avere «forza di legge, instaurando nuove regole morali e modificando addirittura il linguaggio (cisgender, genderfluid)». Attenzione, mette in guardia Marty, perché un messaggio in apparenza emancipatore può trasformarsi «in una nuova morale dominante» in cui, come accade «dai tempi dei libertini del 18esimo secolo, nel mirino c'è sempre la donna».
Davanti a un certo attivismo LGBT lei parla di una nuova morale dominante. Alcuni movimenti femministi rimproverano alla teoria gender di voler decostruire non il sesso biologico in generale, ma il sesso femminile. Che ne pensa?
«Tutti i movimenti di trasgressione delle norme sessuali hanno avuto nel mirino il femminile, dai libertini del 18esimo secolo fino ai moderni degli anni '70. Il fenomeno Trans lo conferma, in quanto il trans MtF (Male to Female, geneticamente di sesso maschile ma con un'identità di genere femminile) è il nuovo soggetto che dovrebbe togliere alla donna nata donna qualsiasi autorità sul femminile. Abbiamo visto la virulenta campagna contro la scrittrice J.K. Rowling che ha voluto mantenere una frontiera tra la donna e il trans in nome del fatto che la donna ha le mestruazioni. Gli attivisti trans applicano la pratica del sorvegliare e punire usando come arma l'accusa di transfobia. La volontà di emancipazione si trasforma allora nel suo opposto, in un vittimismo a oltranza. Da questo punto di vista il mio lavoro, evidenziando la genealogia della corrente gender, consente di decostruire la decostruzione del sesso».
Il suo ultimo libro, Le sexe des Modernes (Il sesso dei Moderni), è forse la prima storia ragionata dell'idea di gender, del sesso come identità, contrapposto al sesso biologico. In che modo sapere che l'idea di sesso ha una storia ci aiuta a capire meglio il dibattito attuale?
«Il mio libro parte dalla storia intellettuale della seconda metà del 20esimo secolo fino ai giorni nostri e analizza da una parte il fenomeno gender e dall'altro il pensiero di alcuni intellettuali, quasi tutti francesi, come Lacan, Derrida, Deleuze, Barthes, Foucault. La corrente gender, frutto della sintesi proposta dall'americana Judith Butler negli anni '90, ha, in effetti, preso in un primo tempo come riferimento la cosiddetta French theory, poi se ne è allontanata esprimendo ostilità nei confronti di questi intellettuali maschi, bianchi ed elitari. Era necessario fare chiarezza su questa relazione ambigua tra lo spazio culturale americano (luogo di nascita del concetto di genere) e lo spazio europeo, in particolare francese, che ne costituiva la preistoria. La nozione di genere è emersa in un contesto storico preciso, quello di una rivalità culturale tra gli Stati Uniti e l'Europa, e dell'affermazione di una nuova superpotenza nello spazio culturale mondiale».
Un nuovo spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del sesso, scrive nel suo libro. L'identità di genere non potrebbe essere anche un messaggio di emancipazione?
«È evidente che la teoria di genere ha una vocazione emancipatrice: si propone di liberare gli individui dal determinismo biologico rendendo il sesso - maschio o femmina - una costruzione sociale e lavorando a una fluidificazione delle norme di genere, ampliando il ventaglio dei comportamenti. Ma a questo messaggio emancipatore accompagna una ridefinizione radicale dell'idea stessa di emancipazione. La sua visione sociologica e comportamentalista rende l'emancipazione un puro processo sociale d'interazioni, in cui le norme non sono sovvertite dagli individui, ma a causa di processi di défaillance inerenti alle norme stesse. Un p' complicato ma per Butler e per la teoria gender, l'individuo non conta, conta il processo sociale».
Lei sostiene con Foucault che passiamo da una società fondata sulla legge (quella della differenza sessuale) a una società fondata sulla norma. Che significa?
«L'idea di Foucault in base alla quale la nozione di norma deve sostituire quella di legge per chiarire il funzionamento delle società moderne è un attacco diretto ai suoi contemporanei e in particolare a Lacan. Per Lacan il sesso obbedisce a una legge fondamentale: la proibizione dell'incesto che determina il complesso di castrazione o il complesso di Edipo. Per Lacan il sesso è innanzitutto interdizione, mancanza, minaccia di privazione. Foucault contrappone a tutto ciò una logica del vivente, una biopolitica definita da una riorganizzazione costante della norma in una dimensione positiva e produttrice d'interazioni. Per Foucault si trattava di liquidare tutto quel restava di metafisico nello spazio moderno. Potremmo dire che questa realtà senza legge che ci governa aderisce perfettamente all'idea di infinita fluidificazione delle norme di genere enunciata da Butler, tanto più che per lei questa fluidificazione esiste proprio perché è implicita nella norma».
 

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