Il calcio in Italia è sempre più donna. Il numero delle giocatrici tesserate è cresciuto in questi anni del 39,3%: nella stagione 2008-2009 erano 19 mila, fino al 2017-2018 quando si è arrivati a ben 26 mila calciatrici.
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Carmen Chierchia, partner e promotrice di LAW, Leadership Alliance for Women, e Giovanni Ragnoni Bosco Lucarelli, partner e responsabile del sector Media, Sport and Entertainment di DLA Piper in Italia, hanno discusso con Regina Baresi degli stereotipi che affliggono il mondo dello sport femminile italiano e degli ostacoli culturali e anche normativi che le donne atlete devono superare.
Regina Baresi ha raccontato la sua esperienza personale, le discriminazioni incontrate lungo il suo percorso calcistico, cosa è stato fatto e cosa si può fare per attuare un cambiamento. «È stato bello e responsabilizzante essere stata per anni il simbolo dell'Inter e aver contribuito attivamente all'emancipazione del movimento calcistico femminile in Italia. Da quando ho iniziato a giocare a calcio, però, la cosa più pervasiva e complicata da dribblare sono stati i pregiudizi degli altri. In Italia, di strada ne abbiamo ancora da fare, ma sicuramente il primo passo in assoluto è il riconoscimento del professionismo negli sport femminili».
Ripercorrendo le tappe del calcio femminile, diversi gli step verso un percorso di inclusione: dall’introduzione della UEFA Women’s Champions League, alla UEFA Women’s EURO 2017 nei Paesi Bassi, fino al 2019 in cui si è tenuto in Francia il Mondiale Femminile, generando uno share del 29% e diventando così il secondo evento sportivo per interazione e coinvolgimento sociale in diretta televisiva. Senza contare che la UEFA Women’s Champions League 2021/2022 verrà trasmessa sulla piattaforma streaming DAZN e su Youtube. Nonostante questo, le normative organizzative interne della F.I.G.C. ad oggi qualificano le atlete come “non professioniste”.
«Se spesso la disuguaglianza è generata da cause, contorni sociali e di sistema, nel settore sportivo spesso lo squilibrio è ancora più pesante, più pericoloso, perché mette al centro del dibattito il corpo della donna», ha dichiarato Carmen Chierchia.
«Tutti i professionisti del Sector Sport di DLA Piper intendono, nei rispettivi settori, dare il loro contributo per raggiungere questo importante obiettivo», è l'impegno Giovanni Ragnoni Bosco Lucarelli, partner e responsabile del sector Media, Sport and Entertainment di DLA Piper in Italia.