Loredana Bertè a Sanremo 2024, la carica rock di una “Pazza” che lotta ancora

Sabato 3 Febbraio 2024 di Mattia Marzi
Loredana Bertè a Sanremo 2024, la carica rock di una “Pazza” che lotta ancora

Quando da bambina le chiedevano cosa avrebbe voluto fare da grande, Loredana rispondeva sempre: «La regina». «"Non si può", mi dicevano. E io ribattevo: "Come mai? Siete sicuri?"». Alla fine il suo trono se l'è preso. Lottando con le unghie e con i denti contro una vita che non le ha mai fatto sconti, sempre in bilico tra tragedia e trionfo. Lo cantava lei qualche anno fa nel singolo Figlia di: «Ho fatto invidia e ho fatto pena». Il suo manifesto definitivo, però, Loredana Bertè, 73 anni, regina degli eccessi da quando nel '74 fu la prima a cantare la parola «caz» in un brano (era Il tuo palcoscenico), lo urlerà dal 6 al 10 febbraio sul palco dell'Ariston, in gara tra i big del Festival di Sanremo.

La sua Pazza - il titolo dice già tutto - è una "Non sono una signora" 4.0, una follia d'artista di una per cui la guerra non è mai finita, che ha spremuto il cuore «come un dentifricio» e che dopo essersi «odiata abbastanza» ora fa finalmente pace con sé stessa e i propri demoni.

SUL PALCO

Per la cantante originaria di Bagnara Calabra, che il 9 febbraio pubblicherà la raccolta Ribelle, sarà la partecipazione numero dodici alla kermesse. La prima fu nel 1986: in gara con Re, scritta da Mango, Loredana Bertè si presentò sul palco con una tutina nera attillatissima e un pancione finto che fece scalpore (Lady Gaga nel 2011 riproporrà la stessa trovata: una coincidenza?). Non andò benissimo: «Volevo dimostrare che una donna quando è incinta non è malata ma è ancora più forte. Invece la casa discografica mi strappò addirittura il contratto». L'ultima fu nel 2019, l'anno delle tre standing ovation per Cosa ti aspetti da me: nonostante l'acclamazione popolare arrivò quarta e Claudio Baglioni fu costretto a istituire un riconoscimento speciale, il Premio del Pubblico dell'Ariston, che però la cantante non ritirò mai. Nel 1997 su quel palco cantò a denti stretti Luna, urlando all'Italia la rabbia e il dolore per la morte della sorella Mia Martini: erano, quelli, gli anni del buio, della solitudine che fa più paura. «"Da quanto tempo luna, ho perso la misura", dicevo. Ed era vero. Il matrimonio fallito (con il tennista Björn Borg, ndr), la morte di Mimì, l'oblio. L'avevo persa, la misura. Smarrita nel dolore, nella confusione», racconta nell'autobiografia Traslocando.

L'ESCLUSIONE

Nel 2008, per non farsi mancare niente, a Sanremo si beccò pure un'esclusione. Pippo Baudo decise di portarla in gara con Musica e parole, ma dopo la prima esecuzione sul palco si scoprì che il brano era un plagio di una canzone incisa vent'anni prima da Ornella Ventura, Sesto senso. Bertè si dichiarò estranea ai fatti e disse: «Mi piacerebbe vincere il Premio della Critica». Baudo le consentì di esibirsi fuori concorso, ma il premio intitolato alla sorella andò a Tricarico. Loredana si presentò sul palco in manette in segno di protesta - l'ennesimo colpo di teatro di una diva - e quando il conduttore le consegnò un riconoscimento che aveva deciso di assegnarle la sala stampa radio e tv l'artista scoppiò in lacrime: «Volevo fare un Festival normale, fare quella seria. Con Sanremo non c'ho mai capito niente, ho sempre sbagliato tutto, giocando».

IL RICOVERO

Ci sono regine che hanno lo scettro e regine che invece girano con le mazze da baseball. Nella sua autobiografia Loredana Bertè racconta di quella volta che nel 2002 la ricoverarono contro la sua volontà in un ospedale psichiatrico dopo che, esasperata dai rumori dei lavori negli appartamenti degli altri condomini della palazzina in cui viveva a Milano, con la mazza di legno distrusse le cassette della posta e i vetri della portineria: «Si presentarono alla porta i carabinieri accompagnati da due medici: "Lei è la signora Bertè Loredana? Dovrebbe venire con noi". "Dove dovrei veni' io?. Ve lo potete proprio scorda', belli miei". Ci fu qualche vaffa, un po' di parapiglia, molta violenza gratuita. Mi sbatterono sul pavimento della cucina e mi legarono mani e piedi con le cinghie, neanche fossi un Hannibal Lecter. Alla fine venni trascinata a forza dalle guardie in una struttura protetta». Nel 2018 avrebbe ironizzato su quell'episodio facendosi ritrarre con la camicia di forza per la copertina dell'album LiBertè e il relativo servizio fotografico.

L'INCONTRO

Nel 2015 Franco Battiato in un'intervista su Il Fatto Quotidiano la definì benevolmente «un'anomala» (lei nella serata delle cover del Festival canterà Ragazzo mio di Luigi Tenco in coppia con un altro ribelle, Venerus): «La incontro in aereo e mi fa: "A Battià, dove vai?". "Dove vai te?", rispondo. Lei scorge ammirazione, si alza il pullover e senza preavviso mi fa vedere le tette. "Loredana ti dico la verità, sono bellissime"». In Pazza c'è un passaggio in cui canta: «Se in giro è tutto un manicomio, io sono la più pazza che c'è». Impossibile non volerle bene: in un mondo di fenomeni costruiti a tavolino, quantomeno Loredana Bertè è una vera.

Ultimo aggiornamento: 14:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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