MOSCA - Un festival canoro che rischia di trasformarsi in uno scandalo continentale. La finale di "Eurovision 2016" a Stoccolma è ormai così politicizzata che alcuni osservatori l'hanno definita il "nuovo campo di battaglia" tra russi ed ucraini. Ma non solo. Rappresentanti di altri Paesi, con qualche sassolino nelle scarpe, guardano interessati. A nulla è infatti valsa la decisione degli organizzatori di qualche settimana fa di vietare lo sventolio di bandiere di alcune regioni-Stato contese, tra le quali quelle del Kosovo o della Crimea. La cantante armena Iveta Mukhchyan se n'è infischiata ed ha già esibito bellamente sul palco il vessillo dell'enclave del Nagorno-Karabakh, suscitando l'ira degli azeri.
LA LETTONIA E L'OSSEZIA
Questo festival canoro viene preso terribilmente sul serio in Europa centro-orientale. Su questi palcoscenici nacque l'immagine della Lettonia come "nazione cantante" a ridosso dell'allargamento ad Est dell'Unione europea tra il 2002 ed il 2003. Qui i georgiani, all'indomani della guerra per l'Ossezia meridionale combattuta contro Mosca nell'agosto 2008, presentarono una canzone dal titolo "We don't wanna Put In". L'assonanza chiarissima entrò nelle case di milioni di spettatori tra i quali quelli russi. L'anno prima Dima Bilan aveva ricevuto le congratulazioni dell'allora presidente federale Dmitrij Medvedev pochi minuti dopo la sua vittoria.
La vera mina vagante dell'edizione 2016 è, però, la splendida cantante tataro-crimeana, la 32enne Jamala.
I FAVORITI
Secondo i bookmakers specializzati Jamala - il cui testo è in tataro ed in inglese - è tra le favorite alla vittoria finale insieme al cantante russo, Serghej Lazarev. Gli ucraini hanno, però, tirato già le mani avanti: se verrà creata ad arte una qualche situazione strana ed il rappresentante russo vincerà, la repubblica ex sovietica non parteciperà più per protesta ad Eurovision. Come in passato, è prevedibile che l'Europa ex satellite del Cremlino voterà in massa per la tatara, mentre quelli filo-russi per Lazarev. Insomma un bel grattacapo per gli organizzatori, che, forse, preferirebbero soluzioni diverse. Chissà, l'Australia? Così lontana da tutte queste lotte!