Avellino, habemus Baglioni
ma il teatro perde risorse

Giovedì 21 Ottobre 2021 di Flavio Coppola
Avellino, habemus Baglioni ma il teatro perde risorse

Claudio Baglioni calcherà il palcoscenico del Teatro Gesualdo il prossimo 11 marzo. L'anticipazione de Il Mattino ha trovato ieri la conferma ufficiale nella pubblicazione delle date del «Dodici note solo tour», che vedrà il celeberrimo cantautore ad Avellino in primavera.

È l'unica buona notizia rispetto alle sorti del Massimo cittadino, per il quale il sindaco Gianluca Festa, ha annunciato una programmazione ancora avvolta dalle nebbie. L'altra conferma è di segno decisamente diverso e arriva dalla Regione. Salvo miracoli, il Comune non riceverà il consueto finanziamento annuale per il Gesualdo. L'istanza si apprende era stata presentata per tempo (entro il 31 marzo) dal Teatro pubblico campano.

Ma a settembre scorso il Tpc ha inviato una comunicazione certificata in Regione, in cui faceva dietrofront, non avendo più titolarità sulla gestione per il teatro di Avellino. Solo successivamente, sempre a settembre, Palazzo di Città si era fiondato a presentare un'integrazione, ma in clamoroso ritardo. E senza l'istanza di marzo non sarebbe più finanziabile. Senza le risorse regionali (nel 2020 il Tpc incassò per il Gesualdo ben 313.000 euro) l'amministrazione comunale potrà contare per il cartellone in fase di allestimento solo sulle risorse Poc, che tra 2020 (non spesi per la pandemia) e 2021 ammonterebbero a poco più di 500.000 euro. Anche se ad agosto si era parlato di una spesa di soli 150.000, perché le restanti risorse andranno spese sul cartellone invernale e natalizio.

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Sul punto, il sindaco, Gianluca Festa, si sottrae ad ogni chiarimento. L'assessore al Patrimonio e agli Eventi, Stefano Luongo, risponde invece di non aver competenza su un capitolo, quello dei fondi per il Teatro, che «rientra nella Cultura», cioè è in capo al primo cittadino. Dalla voce del sindaco, si apprende pure che c'è ancora da nominare un direttore artistico e che dopo due anni di chiusura il teatro partirà a novembre. Cioè tra 10 giorni. Festa ha in mente eventi fuori cartellone (tra questi Baglioni) ed appuntamenti in una stagione vera e propria. Dominus della vicenda, anche come presidente della Fondazione della Cultura del capoluogo, starebbe conducendo ogni trattativa personalmente. Per questo approccio, altra conferma, è saltata l'intesa tentata nelle scorse settimane con il Teatro pubblico campano e il suo numero uno, Alfredo Balsamo. Si parla di una lite furibonda con Festa.

Aspettando di conoscere la programmazione, il primo cittadino si è guardato intorno. Infatti ha ricevuto, solo pochi giorni fa, la circolare relativa agli spettacoli della Stagione teatrale 2021-2022 del Teatro 88. Festa ora lo nega, ma la proposta del gestore capitolino, che distribuisce spettacoli a molti teatri del Centro-Sud, è stata protocollata a Palazzo di Città lo scorso 14 ottobre. Un'offerta di oltre 70 serate, che spaziano dal repertorio comico a quello drammatico, dalla musica alle operette, gli è già stata sottoposta. Si tratta di un carnet di eventi con in nomi più importanti del panorama nazionale: da Gabriele Lavia ad Alessandro Haber, da Michele Placido a Lello Arena, da Sergio Rubini e Laura Morante, a Ornella Muti e Tosca d'Aquino. Nella sezione dedicata agli spettacoli musicali, si leggono, tra gli altri, i nomi di Nicola Piovani e Peppe Barra.

Nulla di ufficiale, però, esiste ad oggi al netto della tappa altisonante di Baglioni nel cartellone cittadino. E l'opposizione chiede chiarezza, visto che si tratta di spendere i fondi pubblici. Francesco Iandolo, capogruppo di App e in prima linea sul tema della valorizzazione delle strutture culturali della città, incalza: «Se ci fossero state idee chiare sul teatro e sulla Fondazione della Cultura, a quest'ora si sarebbe partiti. E' passato più di un mese dall'approvazione della Fondazione - ricorda - e non se ne sa già più nulla. L'approssimazione - continua - è all'ordine del giorno e non basta Baglioni a garantire un'apertura del Gesualdo e una sostenibilità per una stagione vera e propria». Il dato oggettivo è il profondo ritardo: «Ormai - rileva Iandolo - tutti i teatri d'Italia sono ripartiti, e ora con capienza piena. Ma bisognava programmare la stagione per tempo. Invece siamo alle solite, nessuna progettualità e solo fuochi di artificio».
 

Ultimo aggiornamento: 07:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA