Sono i primi due provvedimenti formali che vengono assunti nella provincia dell’Aquila, ma che sono solo la punta di un iceberg per un fenomeno sempre più invasivo e diffuso, quello del cyber bullismo.
La denuncia è arrivata dai genitori della vittima che sul telefono della figlia hanno scoperto la sequenza di offese, prese in giro, commenti al vetriolo che due suoi coetanei «con intenzionalità e persistenza – scrive la polizia -, hanno tenuto subdole condotte persecutorie al fine di isolare la vittima dal gruppo, facendola tormentare da pesanti commenti anche da tutti i componenti del social in una corale derisione da parte di tutti. Atti prevaricatori che sono sfociati in veri e propri abusi emotivi – continuano gli inquirenti -, minando l’autostima e la serenità della ragazza che essendo nella fase di sviluppo si è trovata ancora di più vulnerabile alle azioni vessatorie».
A rompere il silenzio e ribellarsi è stata in questo caso una famiglia attenta, ma gli episodi simili o anche più gravi che restano nell’ombra sono tanti. Per questo nel dicembre scorso la polizia di Stato e quella postale ha voluto essere presenti a Sulmona con il camper informativo della campagna “Una vita da social” che, forse, è servita a far maturare almeno la consapevolezza del problema e della possibilità di risolverlo ricorrendo all’aiuto delle autorità che sul tema stanno spingendo molto.