Le immagini sono quelle che nessuno avrebbe voluto rivedere, l'odore acre e il cielo oscurato: il Morrone, in Abruzzo, è tornato a bruciare, come in uno spaventoso replay di sei anni fa.
Il fuoco arde ancora e il fumo intenso, visibile anche dall'altro versante della Maiella, fino a Manoppello, rende difficile una stima dei danni. Ieri sul posto l'elicottero della Protezione civile ha potuto ben poco contro un fronte esteso e violento. Un elicottero Erickson proveniente da Napoli è stato dirottato altrove. Si ricomincerà questa mattina nelle operazioni di spegnimento, con due Canadair che dovrebbero arrivare sin dalle prime ore dell'alba. A valle, intanto, si fa quel che si può: i Comuni di Pratola Peligna e Sulmona hanno riaperto i rispettivi Coc, mentre squadre sono in azione per mettere in sicurezza le abitazioni a valle. Il taglio dei rami a della vegetazione nei pressi delle zone abitate una sorta di tagliafuoco urbana - è per il momento solo precauzionale, perché il vento è ascensionale, ma il 2017 ha insegnato che non ci si può fidare. Apprensione c'è anche per una Casa Matta, un deposito di fuochi pirotecnici che si trova sul versante nord e che ieri è stato subito presidiato dai gruppi della Protezione civile.
Squadre dei vigili del fuoco sono arrivate da tutta la regione, sul posto anche i forestali e, chiede ora la sindaca di Pratola Peligna, Antonella Di Nino, «sarebbe opportuno l'intervento dell'esercito. Sto ricevendo tantissime manifestazioni di disponibilità di volontari (al di fuori dei gruppi autorizzati) per dare una mano. Ma al momento, a differenza del 2017, non possiamo autorizzare il loro ingresso in montagna perché la situazione è grave e si rischia non solo di intralciare le operazioni ma soprattutto di mettere i volontari stessi in pericolo». L'incubo è appena iniziato, reiniziato: al momento non si sa quanto ci vorrà per domare le fiamme, quanti i danni ad una montagna che già profondamente ferita, stava proprio quest'anno tornando a colorarsi.