Erica, sfortuna e rabbia: le Olimpiadi sfumano all’ultimo ostacolo

Erica Nicoli a Istanbul
SCHIO – Per la stella del taekwondo femminile italiano Erica Nicoli, scledense che il 2 febbraio compirà 21 anni, è sfumato domenica in Turchia,...

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SCHIO – Per la stella del taekwondo femminile italiano Erica Nicoli, scledense che il 2 febbraio compirà 21 anni, è sfumato domenica in Turchia, sull’ultimo ostacolo il sogno di vivere le Olimpiadi 2016 in Brasile. Nell’ultimo fine settimana Erica Nicoli con gli altri azzurri Licia Martignani, Roberto Botta e Carlo Molfetta ha partecipato a Istanbul al decisivo appuntamento internazionale di qualificazione olimpica.


A strappare il pass sono stati i primi due classificati per la varie categorie di peso ed Erica Nicoli (cat. -49 kg.), sei volte campionessa italiana, vice campionessa europea in carica e prima atleta femminile italiana a partecipare a un Grand Prix di taekwondo, è arrivata terza, con una buona dose di rabbia. Giustificata per l’impossibilità di vedere al replay sul punteggio di 4-4 una sua azione d’attacco sull’avversaria della semifinale, la serba Tijana Bogdanovic con la quale in ottobre aveva perso la finale a Belgrado del prestigioso “Galeb Belgrade Trophy”. Sul 4-4 per giudicare un comune attacco con i piedi al capo i direttori di gara per assegnare il relativo punteggio hanno visionato i replay: il filmato sulla serba ha dato ragione a lei, beffando Erica che per una questione tecnica non ha potuto avvalersi del filmato sulla sua azione d’attacco.


È stata la svolta della semifinale:  Tijana Bogdanovic ha sfruttato la rabbia di Erica Nicoli per affondare e vincere 11-4. In precedenza la scledense aveva superato nei preliminari 14-1 la montenegrina Doria Anouk e nei quarti 4-3 la fortissima cipriota Kyriaki Kouttouki, per cedere in semifinale alla serba Tijana Bogdanovic. Per Erica Nicoli che nel 2015 è entrata a fare parte del Centro Sportivo Carabinieri non mancheranno le occasioni per partecipare alla successiva olimpiade. Il taekwondo è un'arte marziale coreana a contatto pieno nata fra gli anni '50 e '60 in Corea del Sud (dove è sport nazionale), basata principalmente sull'uso di tecniche di calcio. È una disciplina che combina tecniche di combattimento volte alla difesa personale e alla pratica agonistica, ma anche come esercizio, filosofia e meditazione. Dal 1989 è considerata l'arte marziale più popolare al mondo in termini di praticanti.

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Il Gazzettino