Totti racconta la rissa con Spalletti: «Vigliacco non ti servo più. A Bergamo ci separarono in quattro»

Foto Mancini
«Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il c...Sei arrivato qui con una missione, portala a termine»: così Francesco Totti rispose a Luciano...

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«Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il c...Sei arrivato qui con una missione, portala a termine»: così Francesco Totti rispose a Luciano Spalletti quando a febbraio 2016 lo cacciò da Trigoria. La rivelazione è contenuta nell'autobiografia dell'ex n.10, 'Un capitanò. «Negli spogliatoi di Bergamo - scrive ancora Totti - l'ultimo litigio con Spalletti, perdo le staffe anche io e ci devono separare in quattro, altrimenti ce le daremmo di santa ragione». Pretesto della lite, l'accusa di Spalletti «di pretendere di comandare» e «giocare a carte malgrado i divieti» del tecnico.


Nell'autobiografia Totti riserva due capitoli al tecnico toscano. 'Il primo magico Spallettì ripercorre le stagioni 2005-09, dall'arrivo a Trigoria fino alle dimissioni di quello che l'ex n.10 definisce come «un grande allenatore, forse il migliore che abbia avuto». «Un tipo matto e divertente» la descrizione del tecnico dell'Inter, che «se c'è una cosa che ama fare è litigare». Cosa che Totti testimonia in prima persona rivelando episodi degli anni a seguire, nel post Rudi Garcia. Prima però racconta l'addio nello spogliatoio all'inizio della stagione 2009-10, quando Spalletti decise di dimettersi: «Il suo è un congedo impressionante. Di tutti gli addii cui ho assistito, è il più coinvolgente». 'Il secondo tragico Spallettì è invece sul ritorno del toscano.

«Quando ci rivediamo mi stringe la mano. Mi aspettavo un contatto diverso. Più caldo, più partecipato» ricorda Totti, parlando poi della «fobia per le carte» di Spalletti: «La sera che precede Roma-Verona, prima del 'suò campionato, ci riunisce per dettare alcune regole.
«Io non voglio che giochiate a carte, come prescritto peraltro dal vostro regolamento interno». La parte più dura però è quella riguardante la cacciata di Totti da Trigoria («Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di quando eri insostituibile.» «Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il cazzo, eh? Sei tornato qui con una missione, portala a termine!») e il successivo faccia a faccia dopo la gara con l'Atalanta. «Basta, hai rotto le palle, pretendi ancora di comandare e invece te ne dovresti andare, giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso» l'attacco di Spalletti che si legge nel libro, con Totti che ricorda: «Perdo le staffe anch'io e ci devono separare in quattro perché altrimenti ce le daremmo di santa ragione. Di lì in poi, chiuso».


A proposito di chiusure, nell'autobiografia, Totti confessa di aver pensato di smettere la sera del 20 aprile 2016, dopo il 3-2 all'Olimpico in rimonta sui granata.
«Mi vengono dati 4' soltanto, io ribalto il risultato con una doppietta, corro sotto alla Sud, la squadra vince, i compagni mi portano in trionfo. Sarebbe stata la conclusione perfetta». «Me l'hanno detto sia Ilary sia Vito - aggiunge Totti svelando i consigli di moglie e preparatore atletico -, che su queste cose hanno una sensibilità parallela. A dire il vero il pensiero mi aveva sfiorato, quella sera di gioia esplosiva, ma si era subito dissolto perché in quel momento non avrei saputo come introdurlo, come dirlo, come farlo. Avrei dovuto improvvisare, e forse sarebbe stata la scelta migliore perché la gente, di me, ha sempre apprezzato innanzitutto la spontaneità» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino